Donne d'impresa, Lucina Cellino (Pasta di Sardegna): né covid né reddito di cittadinanza ci potranno piegare Donne d'impresa, Lucina Cellino (Pasta di Sardegna): né covid né reddito di cittadinanza ci potranno piegare

Donne d’impresa, Lucina Cellino (Pasta di Sardegna): né covid né reddito di cittadinanza ci potranno piegare

Pasta di Sardegna, né il covid né il reddito di cittadinanza ci potranno piegare. Per la serie Donne d’impresa: Lucina Cellino, A.D.  di Pasta di Sardegna

Una donna forte come la sua Sardegna, determinata e orgogliosa come tanti isolani, sventola la bandiera di un prodotto – la pasta –  che pur essendo industriale, nasce nel  1952 da una storia d’amore. 

Suo padre Ercole, piemontese, e Fanny, una ragazza sarda, si incontrano  dando vita ad un percorso di passione  e di lavoro,  quello della loro Pasta di Sardegna.

Che oggi con i figli,  Lucina ed Alberto continua con successo anche internazionale, con la stessa energia e creatività tipica di casa Cellino.  

È Lucina infatti, che come una freccia verso il futuro, sta valorizzando il patrimonio creato dalla famiglia. Da quel mulino da cui tutto è iniziato, i prodotti sardi, fatti in Sardegna da gente sarda, sono  oggi una filosofia. Dove il cibo  significa sempre più salute e benessere per tutti.  “Mens sana in corpore sano” è la parola d’ordine di Lucina.

Da oltre quarant’anni, l‘azienda acquista il grano duro dagli agricoltori sardi. La lavorazione e le linee a marchio “F.lli Cellino” sono tutte prodotte  all’interno dello stabilimento situato in a Santa Giusta (Oristano).

Una  semola con una elevata percentuale di grano duro sardo. I migliori grani vengono prima selezionati e poi trasformati nel molino Simec, vicino  al pastificio. E  naturalmente di proprietà dell’azienda.

“Le nostre miscele  – dice Lucina – puntano al massimo della qualità che per noi è la cosa più importante. Dopo studi  e ricerche abbiamo dato vita a una pasta speciale  e di elevato valore proteico, che arriva sulle nostre tavole con quel caratteristico e inimitabile  “made in Sardegna”.

Fra i vari prodotti,  fiore all’occhiello è la linea Ercole Punto Zero  prodotta interamente da  semola di filiera Ercole Punto Zero, da grano duro certificato e 100% sardo.

Ciclicamente – ci dice con un certo orgoglio Lucina – sono molte le scolaresche che, dalle elementari al liceo, inseriscono nei loro programmi scolastici una visita educativa all’azienda. Nati come attività di mugnai, infatti oggi ci stiamo  facendo onore. E siamo tra i marchi italiani più importanti nel mondo fra i produttori di pasta.

In questo momento di pandemia ancora in corso l’isola fa il pieno di turisti ma mancano i lavoratori stagionali. Un bel problema, per l’organizzazione. Come state risolvendo questa criticità?

L’isola è tra le più ambite al mondo da sempre per il suo mare, la sua storia, il suo cibo.

Quest’anno, in particolare per gli Europei, grazie al Green Pass, si conferma una meta per i turisti provenienti da questo circuito. La carenza dei lavoratori stagionali è purtroppo dovuta al fatto che i percettori del contributo economico del Reddito di Cittadinanza (Rdc), continueranno a ricevere tale contributo, anche nel caso in cui rifiutassero di accettare un impiego stagionale.

Il nostro  personale affezionato e storico, è stato il  partner ideale nella gestione di questa criticità, modificando i turni di lavoro nei periodi di maggior intensità.

La Sardegna “rossa” di Covid  ha avuto gravi problemi legati al contagio. Come avete  dovuto modificare la vostra  vita lavorativa e quali sono le previsioni per il futuro? 

La Sardegna ha subito la pandemia esattamente come il resto del mondo. Ma il numero degli abitanti, circa 1,6 milioni, in rapporto alla vastità del territorio, unito al senso di responsabilità che contraddistingue i sardi, ha mitigato gli effetti negativi legati al contagio da Corona Virus.

Naturalmente tutti noi abbiamo modificato le nostre abitudini. Ma per ciò che concerne la nostra attività produttiva legata all’agroalimentare dei beni di prima necessità (farine, semole, pasta alimentare e fette biscottate), abbiamo registrato un incremento iniziale dei consumi.  

Per ciò che riguarda l’attività turistica, anche noi abbiamo subito un calo ponderale del fatturato intorno al 60%, registrando non poche difficoltà. Per carattere e per attitudine professionale, resto positiva e fiduciosa di recuperare nel breve, quanto inevitabilmente compromesso in questi 18 mesi di difficoltà ed incertezze.

Che consiglio daresti alle nuove aspiranti imprenditrici in questo periodo di grande crisi ma anche di future opportunità?

Alle nuove e giovani colleghe mi permetto di dire che puntare su ricerca e sviluppo è cruciale per il futuro nella propria carriera ed attività. E’ proprio in frangenti come questi, che occorre innovare ed investire perché è l’unico modo per trovarsi pronti, quando questo brutto incubo finirà.

Nel 1952 tutto inizia.  In Italia la Pasta è un valore aggiunto alla vita. Quali sono i mercati in cui avete maggiori soddisfazioni? 

La storia della mia famiglia come tutte del resto, è lunga ed articolata. Nel mio caso densa di emozioni e di ricordi impressi nella mia mente. Che mi fanno essere oggi quella che sono. L’amore e le passioni che ci hanno trasmesso e genitori, li riponiamo in tutto ciò che facciamo nella nostra attività quotidiana.

Difficile è trasmettere questa vocazione oggi ai nostri figli. Se non con l’esempio quotidiano che ogni giorno cerchiamo di trasferire loro con la nostra dedizione.

Ogni Italiano è pazzo per la pasta, è uno degli alimenti che ogni individuo assaggia tra i primi, dopo lo svezzamento.

L’Italia è il primo Paese produttore di pasta (con 3,5 milioni di tonnellate, +4% rispetto al 2018, precediamo Usa e Turchia).

Siamo anche i primi consumatori, con 23,1 kg pro-capite annui, davanti a Tunisia, Venezuela, Grecia. E dappertutto si riconosce questo primato mangiando la pasta prodotta nel nostro Paese.  È italiano un piatto di pasta su 4 al mondo, 3 su 4 in Europa.

Il 2019 ha registrato il record di esportazioni. In valori assoluti, il mercato USA e Latino America, insieme con quello Orientale rappresentano i più importanti. A seguire Germania, UK, Francia e Giappone, sono i mercati emergenti.

Su un articolo de  “La Nuova Sardegna”  pasta Cellino fa quest’appello: “Diamo lavoro, sosteneteci” Cosa significa in realtà? 

Il nostro primo obiettivo, oltre all’espansione nei mercati nazionali ed internazionali è quello di essere riconosciuti sulla nostra Isola come la pasta dei Sardi, perché prodotta principalmente con grani della nostra terra, sul nostro territorio e con manodopera locale.

Il nostro desiderio è che noi Sardi possiamo identificarci nel cibo che più amiamo: la nostra Pasta. Il messaggio rivolto al consumatore, è che i Sardi siano orgogliosi della loro “Sardità”, anche attraverso la nostra pasta ed i prodotti correlati, che rappresentano la storia, la dedizione, l’amore per la nostra Isola unica al mondo.

 

 

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