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Donne d’Impresa: Maria Cristina Squarcialupi, la formazione trasformerà la IA in strumento di crescita

Donne d’Impresa: Maria Cristina Squarcialupi. Oro, ambiente e sicurezza del lavoro, gli assi nella manica.

Maria Cristina Squarcialupi, aretina di nascita, vive a Firenze da sempre con la famiglia, gelosissima della sua privacy, sposata e madre di due figli adolescenti Leonardo e Anna.

Un marito che lei definisce “la vendetta di Freud”, perché è del tutto simile a suo padre. Si sono conosciuti durante gli studi universitari, lei laureanda in chimica e lui oggi professore alla facoltà
di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’università di Firenze,.

Maria Cristina è presidente di Unoaerre Industries SpA che da oltre 90 anni è al top delle aziende orafe mondiali, esporta in 40 Paesi, con filiali dirette in Francia e Giappone.

In Italia, Unoaerre è presente con 4000 punti vendita (con supporto network di circa 100 distributori). Ma non solo. È anche consigliere delegato di CHIMET SpA, azienda di famiglia (recupero
e affinazione di metalli preziosi) e presidente di LASI srl ad Arezzo, che si occupa di
consulenza alle aziende in tema di ambiente, sicurezza nei luoghi di lavoro, sistemi di
gestione e smaltimento di rifiuti.

Maria Cristina Squarcialupi, imprenditrice e figlia di imprenditori di
grande successo è quindi oggi anche al timone di un bene raro e da difendere, la
“sostenibilità”.

A questo proposito, dopo aver festeggiato i 50 anni di Lasi, ci parla
delle tre sedi di UNOAERRE e di come questa azienda sia sempre più attenta alle
leggi nazionali ed internazionali che riguardano il rispetto dell’ambiente e delle
persone. Un bell’impegno, il suo, che la vede – ogni giorno – protagonista di un
futuro sostenibile ed importante e che arriva da un passato fatto di strategie
lungimiranti ed attente.

Ha avuto tanto dalla vita Maria Cristina ma, come pochi hanno fatto, ha anche dato
tanto ed è pronta ancora a dare per il territorio in cui è cresciuta, e di cui è
veramente orgogliosa. Per conoscerla meglio e di più le abbiamo chiesto.

I giovani sono il futuro: verissimo. Ma come se la caveranno con l’AI alle
porte delle aziende e dei nostri servizi, come ad esempio quelli ospedalieri?

Personalmente, forse anche per i miei studi scientifici, sono laureata in Chimica, io
sono sempre favorevole alle novità in ambito tecnologico e vedo nell’Intelligenza
Artificiale (AI) un’opportunità piuttosto che una minaccia (e spero con questo di non
essere smentita in futuro).

Credo che possa essere il mezzo, guidato dall’intelligenza
umana, per poter esaltare la creatività e le competenze dei nostri artigiani,
imprenditori, professionisti, lavoratori in genere.

Sono quindi ottimista sul fronte della AI in quanto ritengo che abbia maggiori probabilità di aumentare i posti di lavoro, anziché distruggerli. Sono cosciente, tuttavia, che l’introduzione della AI sia in grado
di produrre ed accentuare, almeno potenzialmente, alcune differenze a livello
occupazionale.

Mi riferisco, ad esempio, al lavoro femminile che, secondo alcuni, potrebbe essere rimpiazzato con più facilità dalla AI in quanto le donne sono sovra rappresentate nel lavoro d’ ufficio che è maggiormente sostituibile dalla AI.

Sono pertanto convinta che l’introduzione della AI, per poter diventare una risorsa anziché
una minaccia, debba essere accompagnata da una formazione continua da parte di
tutti (artigiani, imprenditori, insegnanti, studenti …) in modo da evitare l’obsolescenza
delle nostre professionalità causata dal progresso tecnologico.

Credo che la formazione sia l’unico strumento per ridurre il solco tra chi potrà disporre delle nuove
tecnologie (AI, robotica etc.) e chi, invece, non vi potrà o, in particolare, non saprà
come averci accesso. Questo punto secondo me è molto delicato perché potrebbe
marginalizzare o escludere dal lavoro (e non solo dal lavoro mi verrebbe da dire) chi
non è in grado di accedere ad una formazione continua. Credo quindi che
l’introduzione della AI debba essere accompagnata da un solido progetto di “long life
learning” accessibile a tutti.

Altro tema delicato e scottante è quello della manodopera specializzata oggi
all’O.d.G. di tante aziende che non trovano preparazione adeguata in certi
ruoli, sempre più importanti. Cosa ci può dire in merito a questo?

Quello del capitale umano è un problema che coinvolge purtroppo tutti i settori
manifatturieri e non solo.

Noi, ad esempio, come Confindustria Federorafi abbiamo
realizzato tutta una serie di azioni per coinvolgere i giovani e avvicinarli al nostro
mestiere, per renderlo attrattivo a tutti i livelli, anche andando singolarmente nelle
scuole a fare orientamento e divulgazione.

Abbiamo fatto un progetto con skuola.net molto interessante che ha avuto un buon successo, con degli influencer e tiktoker che
spiegano ai ragazzi, con il loro linguaggio ,cosa significhi oggi lavorare nelle nostre
aziende, abbiamo censito le scuole che si occupano del nostro settore dal design, alla
comunicazione, all’artigianalità.

Per non parlare delle aziende che hanno fondato delle vere e proprie Academy interne. Penso altresì che le nuove generazioni si trovino in
un’epoca di profondo cambiamento che si traduce in opportunità e percorsi
occupazionali radicalmente differenti rispetto a quelle delle generazioni precedenti, un
panorama in continua evoluzione e ricco di possibilità uniche. Coloro che sapranno
cogliere saggiamente le nuove opportunità offerte dal cambiamento potranno
plasmare il proprio destino con successo, tracciando percorsi unici e affrontando sfide
inedite.

Se lei non fosse un’innovativa portatrice della “cultura ambientale” per la
sicurezza dei luoghi di lavoro e dell’ambiente, quale altra passione avrebbe
avuto la priorità nella sua vita?

L’argomento della mia tesi di laurea è stato la caratterizzazione delle patine corrosive
che si trovavano sull’Incredulità di San Tommaso di Andrea del Verrocchio che
all’epoca era esposto in una delle nicchie di Orsanmichele a Firenze. Oggi il gruppo
bronzeo, dopo il restauro eseguito dagli esperti restauratori dell’Opificio delle Pietre
Dure, si trova all’interno del museo di Orsanmichele.

Vada a vederlo e comprenderà
facilmente come mi sia innamorata dei riccioli e delle mani del Cristo, creato da
un’unica fusione da quello che fu il maestro di Leonardo da Vinci.

Dopo la tesi di Laurea, borse di studio CNR sui bronzi e sui dipinti su tela, un dottorato sulle Porte del
Battistero di Firenze e un Assegno di Ricerca dell’Opera del Duomo per continuare a
studiare le interazioni ambientali sulle due porte, la Nord e la Sud, ancora collocate
nella loro posizione originale (attualmente le porte sono state rimosse, sostituite da
copie, restaurate e poste all’interno del Museo dell’Opera del Duomo insieme alla Porta
del Paradiso che venne rimossa e sostituita da una copia nel 1990).

Mi ha “fermato” la nascita del mio primo figlio, insieme al senso del dovere e al rispetto che sentivo nei
confronti della mia famiglia e delle aziende fondate da mio padre.

Chimet, Unoaerre e LASI: quale delle tre aziende è più vicina alla sua
sensibilità?

Di’istinto le risponderei LASI: è l’azienda in cui sono andata a lavorare appena
laureata, dove ho imparato a conoscere la normativa e gli standard riguardanti
l’ambiente, i sistemi di gestione e la sicurezza nei luoghi di lavoro, che mi ha dato
l’opportunità di entrare in molte aziende e di aiutarle a crescere in questi settori.

Chimet è stata come una sorella più piccola: nata quando avevo 8 anni, è cresciuta
insieme a me e a mio fratello fino a diventare l’azienda con più alto fatturato in
Toscana e fra le prime 100 aziende in Italia. Non tutti sanno che Chimet è una delle
aziende strategiche alla base della transizione ecologica, energetica e digitale del
prossimo futuro.
UNOAERRE è l’ultimo amore. Sono entrata in punta dei piedi nel 2014, da consulente
LASI per l’Accreditamento del suo laboratorio. Nel 2016 sono diventata Vicepresidente
e nel 2019 Presidente. Qui ho imparato tante cose che non avevo studiato e che non
conoscevo.
E’ anche il posto che mi ha permesso di entrare a fare parte di un mondo più ascoltato
e più amato, quello della moda, dove posso dare voce ai valori in cui ho sempre
creduto: quello che oggi si chiama in un’unica parola sostenibilità.
Quindi, per tornare alla domanda iniziale, direi che ognuna delle 3 aziende mi ha
insegnato tanto e mi ha permesso di crescere e di rafforzare le mie competenze e
conoscenze, anche in ambiti lontani dal mio percorso di studi.

Famiglia e tradizioni. Patriarcale o matriarcale? E quali le previsioni per il
futuro dei suoi figli, ora adolescenti ma presto protagonisti di un futuro in
divenire?
Sinceramente non mi sono mai piaciute le definizioni: mi sembra che limitino le
infinite sfumature che la vita reale ci propone. Quindi la mia famiglia è tutto quello che
ho detto e spero tutto il suo contrario. Quello che insegniamo ai nostri figli, oltre
all’educazione e al rispetto, che sono alla base di ogni relazione sociale, è la libertà.
Ottimista per natura, credo nella famiglia, nelle tradizioni ma anche nelle innovazioni
che le nuove generazioni saranno in grado di concretizzare. L’esercizio di prevedere il futuro lo voglio lasciare ai miei figli ed ai loro coetanei: sono sicura che lo sapranno
immaginare e realizzare meglio di quanto sappia fare io oggi.

Orietta Malvisi Moretti

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