
Donne d’Impresa: Marta Cosulich: il valore di una persona si misura sulle competenze, non sul genere - Blitzquotidiano.it (foto Ansa)
Donne d’Impresa: La signora della Flotta, Marta Cosulich, Amministratore Delegato del Gruppo Cosulich SpA.
Non solo Marta Cosulich è madrina della nave battezzata con il suo nome, ma è anche Amministratore Delegato e membro del CdA del Gruppo Fratelli Cosulich. È una storia – la loro – che vanta un’affermazione sul mercato internazionale che dura da oltre 160 anni. Sono più di cento trenta società nel mondo, (30 sono i paesi dove operano), con oltre 2.000 dipendenti che lavorano per il Gruppo, che ha radici a Trieste, dove tutto iniziò nel 1857 e un quartier generale a Genova.
Un impero di azienda dove ogni società lavora in modo indipendente e collaborativo e con un fatturato di circa 2 miliardi. Il Gruppo Cosulich SpA, abbraccia tutti i settori dello shipping, con tecnologie di ultima generazione e una lunga storia di esperienza. Chiave del loro successo anche le diverse aree di specializzazione, attivate con partnership mirate con armatori, società di logistica, spedizionieri NVOCC, oltre che spedizionieri di container e merci.
Con il loro Gruppo, si è evoluto il mondo delle spedizioni e della logistica. Non solo shipping, però, perché la Fratelli Cosulich ha costituito anche la società Link Industries SpA, che si occupa di produzione di materiali per l’industria edile e navale.
Di questa signora dei trasporti a 360°, della sua vita privata e personale, si sa poco. Marta, opera con passione e non comune lungimiranza in un ambito di lavoro così difficile e così “maschile” come il suo. Non a caso, però, è laureata in matematica, e nonostante il suo sorriso accattivante, nel lavoro è un vero carrarmato.
Da giovanissima ha vissuto con la famiglia ad Hong Kong, dove ha frequentato le scuole. Unica donna nel board, questa signora esperta di “big data”, ricopre un ruolo chiave nelle attività di logista nell’area dell’Europa Sud, Centro – Orientale. La sua vita corre tra Capodistria, Fiume e Trieste, un “triangolo delle Bermuda”, che, comunque, non la spaventa affatto. Non è facile avvicinarla, in questi tempi così delicati anche per il suo settore, a causa dei dazi e delle politiche di un mercato in balia delle guerre e dell’incertezza.
Per conoscerla meglio e di più, le abbiamo chiesto.
Oggi lei è amministratore delegato del Gruppo Cosulich, con i cugini Augusto, Matteo, Timothy, Tomaso, Stefano… 5 uomini! Cosa ci racconta della “parità di genere”?
Sono stata la prima donna della famiglia ad entrare, in un mondo molto maschile. Ma non ho mai vissuto questa dinamica come un ostacolo: nel nostro gruppo il valore di una persona si misura sulle competenze, non sul genere. E devo dire che sono sempre stata accolta con rispetto e fiducia.
Laureata in matematica e cresciuta nella cultura di Hong Kong e della lontana Cina. Cosa può raccontarci di questo suo particolare percorso di vita e di lavoro?
Ho vissuto a Hong Kong da adolescente negli anni ‘80, a quel tempo la tecnologia si affacciava al quotidiano, in grande anticipo rispetto all’Europa. Questo mi ha incuriosito enormemente e mi spinto a lanciarmi nella scelta di una laurea molto tecnica. Ho iniziato la mia carriera fuori dal Gruppo, nello sviluppo software e nell’analisi dati: due mondi in cui logica e precisione sono essenziali, ma dove serve anche una visione d’insieme.
Nonostante gli impegni e le responsabilità che il suo ruolo presenta, riesce anche a conservare un po’ di tempo per i suoi hobby: quali?
Amo la natura e lo sport, in particolare il tennis. La competizione mi piace, sia gare individuali che a squadre. Ogni volta che posso, mi cimento in tornei di 4 categoria.
L’Intelligenza Artificiale ha sicuramente ottimizzato i vostri servizi aziendali. Quale il suo commento in merito a questa nuova rivoluzione tecnologica che sta cambiando l’organizzazione di tante aziende?
Seguo il tema con grande interesse. L’AI è già entrata nei nostri processi e continueremo a integrarla, ma la vera sfida è farlo in modo efficace. Non è una tecnologia “plug and play”, come spesso si pensa: va adattata, controllata e inserita nel contesto giusto. Serve metodo, e servono esperienza e competenza.
Ci può raccontare un suo sogno ancora nel cassetto?
Mi piacerebbe sviluppare un progetto che abbia un impatto positivo sul territorio. Ho ricevuto molto dalla vita e credo sia giusto restituire qualcosa. La sfida sarà trovare l’idea giusta… e il tempo per realizzarla!