Donne d’Impresa, olio d'Umbria alla base di una crescita sostenibile dai dolci al packagingDonne d’Impresa, olio d'Umbria alla base di una crescita sostenibile dai dolci al packaging Donne d’Impresa, olio d'Umbria alla base di una crescita sostenibile dai dolci al packagingDonne d’Impresa, olio d'Umbria alla base di una crescita sostenibile dai dolci al packaging

Donne d’Impresa, olio d’Umbria alla base di una crescita sostenibile dai dolci al packaging

Donne d’Impresa: Francesca Romana Cassano. In collaborazione con sua figlia Angelica Pistelli. Francesca Romana Cassano ha costituito la società “Terre di Grifonetto S.a.S.”, che dal 2011 ha l’obiettivo di valorizzare gli oliveti di famiglia e l’olio extravergine di oliva.

Con l’ambizione di soddisfare le richieste di clienti, sempre più green e attenti alle esigenze dell’ambiente e del gusto, Francesca Romana Cassano nella sua azienda riserva una particolare attenzione alla scelta di “packaging sostenibili” .

Ispirandosi a ricette e antiche consuetudini del territorio, ha inserito nel suo catalogo di produzione anche dolci all’olio extravergine, come le praline fondenti con crema al cioccolato e olio (molto richieste anche all’estero) e un fantastico panettone all’olio, senza burro e con lievito madre.

Nata a Roma, ma laureata a Perugia in lettere Moderne, con indirizzo storico artistico, da tre anni Francesca è anche presidente di AIDDA – Delegazione Umbria. Promuove incontri ed eventi, con l’obiettivo di valorizzare il ruolo della donna nel mondo del lavoro. Anche questa è una tipica storia di famiglia italiana, piena di passione e di rispetto per la natura ed i suoi ritmi. È una giovane azienda – la sua – dove madre e figlia si sono attivate con passione e competenze per consolidare con un nuovo brand tutte le tradizioni di famiglia racchiuse in un territorio ricco di generosi oliveti, da oltre 4 secoli di loro proprietà.

“Di necessità virtù”, lei ha applicato la sua passione per l’arte alla produzione dell’olio extravergine.  In alternativa, quale sarebbe stata la sua avventura professionale più ambita?

Nella primissima parte della mia vita professionale ho avuto la fortuna di potermi dedicare all’organizzazione di mostre d’arte, alla pubblicazione di studi storico-artistici. Attività queste, che mi appassionavano moltissimo, ma non ho rimpianti perché il lavoro che faccio oggi mi piace allo stesso modo e mi consente ugualmente di dare libero sfogo alla mia creatività.

Madre di Angelica e Giacomo, sua figlia oggi guida con lei l’azienda, tutta al femminile, per scelta o per necessità? E a questo proposito cosa ne pensa della “parità di genere”?

I miei figli hanno scelto la loro strada, il loro percorso professionale, in tutta libertà, seguendo ognuno il proprio talento e passione.

Nonostante alcuni progressi, la parità di genere è ancora un traguardo lontano purtroppo, e ciò anche in Italia. Con la pandemia si è verificato addirittura un arretramento.

Persistono molti stereotipi, preconcetti, che ritardano il raggiungimento di un obiettivo, da perseguire a tutti i costi sia per ovvi motivi di etica e giustizia, ma anche per motivi di pura convenienza. Si moltiplicano gli studi economici che documentano infatti come una maggiore presenza delle donne nel mondo del lavoro (ai vertici o meno) provocherebbe un deciso aumento del PIL mondiale.

Quale sarà il futuro dell’azienda “sostenibile” dell’olio italiano?

Il futuro sta proprio nella parola ‘sostenibilità’, un concetto da declinare in tutte le sue forme: ambientale, sociale, economica. Le imprese che la applicano e che ci credono veramente (non quelle che ne fanno uno strumento di marketing) saranno premiate da un mercato, fatto di persone consapevoli, attente e informate. Ma ciò vale non solo per l’olio extravergine.

 Potremo secondo lei fare qualcosa per le donne di altri Paesi che purtroppo sono tornate indietro, schiave di ignoranza e vecchi retaggi culturali? 

Il nostro impegno quotidiano (sia di donne che di uomini) dovrebbe essere volto a contrastare ogni fenomeno di violenza e sopraffazione nei confronti delle donne, sia all’estero che nel nostro Paese, dove il drammatico fenomeno dei femminicidi non accenna diminuire. E’ essenzialmente un problema culturale, da affrontare a partire dalle scuole, dove va avviato un percorso di consapevolezza e rispetto, necessario sia per le bambine che per i bambini.

Purtroppo avere una presidente del Consiglio donna non è sufficiente per fare la differenza. Esistono ancora moltissime difficoltà per le donne che lavorano e molte sono le donne che – per vari motivi – non hanno la possibilità di accedere ad un impiego.

In sintesi. ‘Non voltarsi dall’altra parte’, è quello che tutti/tutte noi dovremmo fare.

 

 

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