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Donne d’Impresa: Rossella Angiolini, per aiutare la sempre più  difficile impresa che è la Famiglia di oggi.

Donne d’Impresa: Rossella Angiolini, per aiutare la sempre più  difficile impresa che è la Famiglia di oggi.

Classe 1956, che significa tanta esperienza e competenza in merito alla sua attività di legale matrimonialista e non solo.

L’avvocato Rossella Angiolini  non è passata inosservata nemmeno in Regione Toscana dove è stata Consigliere Regionale ed ha contribuito a creare la legge, (che in Toscana non c’era), per avere il “Garante per l’Infanzia e Adolescenza”.

Un bel successo davvero per lei che è entrata ed uscita dalla politica nel momento in cui si è accorta che non era più adatta ai valori ed ai principi che l’hanno sempre sostenuta.

Sposata con un importante imprenditore  aretino, due figli. Già titolare di due studi legali, ad Arezzo e a Firenze. Iscritta all’Albo dei procuratori legali, degli avvocati e dei difensori in Cassazione, è stata anche docente di ruolo in materie giuridiche ed economiche con cattedra ad Arezzo.

Grande sostenitrice delle Associazioni, Rossella Angiolini è stata tra le  patronesse della Croce Rossa Italiana, sezione di Arezzo, e varie volte è stata eletta anche Consigliere Comunale per il Comune di Arezzo.

Tra gli incarichi ricoperti quello di Esperta nella Commissione Nazionale di Parità e Componente dell’Osservatorio dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

A vederla una bella e bionda signora, con uno charme innato che il tempo non potrà mai scalfire. Rossella si è battuta sempre contro le ipocrisie e a favore di tante donne ma anche di uomini, nelle loro rispettive funzioni di madre e padre, nella sempre più difficile istitituzione matrimoniale di oggi.

Nelle precedenti interviste – che non le sono mai mancate – ha sempre sostenuto che essere un grande avvocato significa soprattutto essere utile ai giudici per aiutarli a decidere secondo giustizia, accompagnando così, nel migliore dei modi, anche il cliente che vuol far valere le proprie ragioni, (citazione da Pietro Calamandrei).

Una vera missione, la sua, più che un lavoro nel senso stretto della parola e nel rispetto, soprattutto dei figli di tante unioni in crisi o di genitori divorziati. Per conoscerla meglio, le abbiamo chiesto.

Che vera impresa, la sua, quella di poter sostenere e aiutare un matrimonio in crisi! In una precedente intervista lei dichiara che “è meglio una buona separazione che una finta unione”. Questo lo ha detto perché ha pensato soprattutto ai figli, che non devono vivere di “pane e ipocrisia”?

–      I figli hanno diritto a vivere in una famiglia unita ma quanto questo non è possibile, a causa della crisi coniugale dei genitori, è preferibile una buona separazione ad un matrimonio finto e, quindi, dannoso per i figli.

I coniugi che si separano si devono ricordare che, anche se separati/divorziati, restano genitori così da mantenere sempre e comunque un rapporto affettivo, di cura e di vicinanza con i propri figli. Quando questi si renderanno conto che, nonostante la crisi familiare; i genitori sono presenti nella loro vita, saranno molto più sereni che vivere assistendo ad una continua lite tra i genitori.

Oggi ci si sposa sempre di meno. Si convive e si diventa “coppia di fatto”. Ma sul piano legale e come sua difesa la donna convivente, di quali diritti può avvalersi, per esempio dopo l’eventuale perdita del compagno? In parole povere, è possibile usufruire della “pensione” del convivente, che però ha già avuto figli da un matrimonio precedente? 

–      Sempre più coppie decidono di convivere pensando di assumersi meno responsabilità di quelli derivanti dal matrimonio. Ma nel momento in cui nasce un figlio i doveri verso questi sono i medesimi di una coppia sposata.

Sconsiglio ad una donna, soprattutto se non ha una sua indipendenza economica, di scegliere la convivenza di fatto perché tale situazione non prevede né un assegno di mantenimento né il diritto alla pensione del convivente. In parole semplici: “non ha diritti”!

Lei è una sostenitrice delle Associazioni pro bono, socia del Soroptimist International Club, di AIDDA e A.I.A.F. Cosa può dirci della crisi che proprio tante Associazioni stanno attraversando?

–      L’associazionismo risente della crisi che ha colpito la nostra società. I valori che i nostri genitori ci hanno insegnato non vengono più percepiti dai giovani come tali. L’individualismo ha preso il sopravvento sullo spirito associativo per cui le nuove generazioni non mostrano più interesse per questo mondo: con la conseguenza che se non c’è il rinnovamento, l’associazione muore.

Da assessore con delega alle Politiche Sociali e del Sistema Scolastico e della Famiglia, quale è stata l’esperienza più interessante o più significativa?

–      L’esperienza in Comune nel mio ruolo di assessore è stata per me indimenticabile. Ho avuto la possibilità di aiutare le famiglie, i bambini, gli anziani, e i disabili, gli ultimi, e le persone più fragili della mia città.

L’esperienza più significativa è stato il progetto: “Dopo di noi” una risposta improntata per quei genitori con un figlio disabile , che sapevano di poter morire tranquilli perché c’era un luogo sicuro dove avrebbero vissuto i ragazzi dopo di loro.

Suo figlio sulle orme del padre imprenditore e sua figlia magistrato. Colpa vostra?

 Assolutamente si!

Marco Benedetto

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