
Donne d'impresa Silvia Chiassai: le Comunità Energetiche per un futuro davvero green. - Blitzquotidiano.it (foto fornita)
Donne d’impresa Silvia Chiassai: le Comunità Energetiche per un futuro davvero green.
Oggi è sindaco di Montevarchi: l’avevo conosciuta quando era presidente della Provincia di Arezzo. Se si ha l’occasione di fare quattro chiacchiere con Silvia Chiassai, si scopre che non a caso è stata proprio lei ad avere avuto l’idea – e a far nascere – la Fondazione CER Italia.
Sul suo biglietto da visita – infatti – c’è scritto e non a caso “Un atto di libertà e indipendenza, la vera eredità che lasciamo alle nuove generazioni”. Parole che suonano piene di passione e innovazione per un futuro migliore. Se le chiediamo cosa ne pensa della Meloni, Silvia sfodera il più bello dei suoi sorrisi ma ci risponde che fino ad oggi non ha rinunciato alla sua indipendenza intellettuale e visto che il ruolo di Sindaco lo permette, l’appartenenza ad un partito è una scelta che richiede una seria valutazione perché deve essere convinta e basata su la condivisione dei valori.
Le Comunità Energetiche nel nostro Paese, si stanno moltiplicando, anche se con fatica, e sono nate per democratizzare il processo di consumo di energia. Le regioni italiane più green sono: Piemonte, Lazio, Sicilia e Lombardia, già classificate fra le più attive. Le Comunità Energetiche Rinnovabili, (CER) sono una forma innovativa e partecipativa di consumo di energia.
Donne e energia

Loro mission è quella di offrire una soluzione ai problemi legati alla crisi energetica e climatica, con spirito di equità sociale ed innovazione. Geniale quest’idea che Silvia ha avuto e che porta avanti con la Fondazione CER Italia di cui è Presidente. Si tratta, infatti, di una fondazione che ha sì sede in Toscana ma che ha anche orizzonti … almeno nazionali.
L’idea di Silvia Chiassai è quella di dare forma ad una politica davvero green per un reale risparmio energetico ed una futura autonomia, almeno parziale. Il suo progetto comprende ed è esteso a cittadini, imprese, Comuni, terzo settore. Tutti possono aderire al progetto, liberamente e senza costi. Silvia ci assicura che il compito delle CER è sia agire concretamente in modo positivo sull’ambiente che realizzare un sicuro vantaggio economico per i prossimi vent’anni.
La sua bandiera è promuovere un modello culturale di energia pulita che lascerà in eredità per le nuove generazioni. Nata a Firenze, laureata in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e specializzata in Psicoterapia Familiare, con due Master in nutrizione umana, madre di una figlia è anche autrice e coautrice di numerosi testi scientifici e pubblicazioni. Volontà e competenza sono la chiave di volta per un futuro migliore – dice Silvia – e ci crede davvero. Ma per conoscerla meglio e di più le abbiamo chiesto.
Com’è nata la sua idea delle “Comunità Energetiche”?
L’idea della comunità energetica nasce da un confronto avuto con un imprenditore del nostro territorio che stimo particolarmente, il quale mi aprì all’idea dell’importanza che le CER avrebbero dovuto avere a breve nel nostro Paese, come del resto l’avevano ormai da anni in tutta Europa. Era l’estate del 2021, pochi mesi dopo, in autunno, scoprimmo tutti le conseguenze legate alla dipendenza che l’Italia ha da sempre per l’approvvigionamento energetico da altri Paesi.
L’improvvisa impennata del costo dell’energia, mi convinse ancora di più dell’indispensabilità di attivarsi celermente, partendo dal basso, dal nostro Comune, per coinvolgere la nostra cittadinanza in un progetto comunitario che permettesse di incidere in maniera virtuosa sul risparmio energetico, ora, adesso e non tra qualche anno, al fine di realizzare la transizione ambientale, economica, sociale e culturale che non potevamo più rimandare.
Nell’aprile del 2022 eravamo già usciti con un bando per l’individuazione di un privato con cui, grazie ad un partenariato pubblico privato, siamo riusciti a costituire la prima comunità energetica a trazione pubblica in Italia per dimensioni e struttura giuridica, che ci aiuterà a gestire la comunità energetica dal punto di vista burocratico per i prossimi vent’anni, sgravando totalmente da complesse procedure amministrative tutti i membri della Fondazione.
L’intelligenza artificiale potrà migliorare i servizi offerti dalle CER?
Come sappiamo l’intelligenza artificiale è già entrata nelle nostre case, i nostri figli in particolare la stanno utilizzando in maniera quotidiana in ambito scolastico e tutti noi dovremmo nei diversi ambiti della vita e del lavoro, trovare il modo di utilizzarla al meglio, ma tutelando sempre le capacità e il genio della mente umana, sia degli uomini che delle donne. L’intelligenza artificiale potrà essere di aiuto su tutta la parte gestionale e amministrativa della Fondazione, relativa alla gestione estesa a tutto il territorio nazionale per i prossimi anni. Un’opportunità sulla quale stiamo lavorando e che si strutturerà senz’altro in un futuro prossimo.
Laureata in Psicologia ma con una mente da “imprenditrice del Bene Comune”: quale il futuro, dopo di lei di CER Italia?
La mia formazione ha riguardato l’ambito introspettivo, l’animo e la mente, poi casualmente nove anni fa mi sono ritrovata ad entrare nel mondo della politica con un obiettivo, quello di incidere virtuosamente in un modo di amministrare che fosse nell’esclusivo interesse dei miei cittadini e del territorio. Dopo l’esperienza intensa della pandemia e delle sfide legate al PNRR, ho capito che l’epoca in cui oggi il Sindaco si trova ad operare è quella di pensare non più all’ordinario, ma a progettare i prossimi 20/30 anni della nostra città. Questa convinzione, mi ha dato la spinta per sviluppare una progettualità che in effetti è molto imprenditoriale, che ha il fine di migliorare il presente e il futuro del nostro territorio, coinvolgendo tutti, rendendo fondamentale il ruolo del semplice cittadino, come del grande imprenditore, come del terzo settore che del Comune per un interesse generale legato all’ambiente, ma anche al futuro dei nostri figli.
Attualmente sono Presidente della Fondazione CER Italia, incarico che svolgerò per cinque anni, un progetto che pur sento mio al 100% Come Sindaco sono solo uno strumento per un’opportunità di crescita, sviluppo e benessere per la nostra città e per quella di coloro che vorranno parteciparvi. Naturalmente resterò al servizio di Fondazione Cer Italia fino a quando ne avrò la possibilità, convinta che la passione e la determinazione che metto in questo progetto possa fare la differenza per l’evoluzione e il futuro dello stesso.
Si sa poco e niente della sua vita privata. Ha una figlia: quale futuro le augura?
Purtroppo da quando sono Sindaco ho poco tempo per la mia vita privata e cerco di garantire ai miei affetti tutta la riservatezza possibile e dovuta, soprattutto a tutela di mia figlia. Tanto il tempo che ho sottratto alla mia Sophia Vittoria e “la gelosia” che ha vissuto soprattutto durante l’infanzia nel vedere una mamma fermata per strada, magari cercata da altri bambini che la riconoscevano come Sindaco.
Oggi è una splendida giovane donna di quasi 15 anni, che nonostante una mamma scomoda e impegnativa, sta comprendendo il perché spesso è assente e tiene così tanto a lavorare al meglio senza risparmiarsi. A mia figlia auguro di essere felice, è l’auspicio più importante quanto difficile, ma non certo impossibile. Spero che capirà che prima di tutto deve pensare alla sua serenità, al suo benessere, prestando attenzione a se stessa, alla sua persona, ai suoi sogni e ai suoi progetti, che devono essere al centro della sua vita.
Le auguro di essere una donna indipendente, abbastanza forte per affrontare le tante difficoltà della vita e tutelare quell’animo sensibile e profondo che la rendono così speciale. Le auguro anche di essere una donna appassionata, curiosa e determinata nel voler raggiungere i suoi sogni qualunque essi siano, con l’entusiasmo necessario per provare a realizzare quello che si desidera.
Cosa pensa della “parità di genere” in Italia?
Credo che tanta strada sia stata fatta nella parità di genere, ma che il percorso sia ancora molto lungo e in salita. Come prima donna Sindaco della città di Montevarchi e poi come Presidente della Provincia di Arezzo, ho toccato con mano e respirato una difficoltà enorme, soprattutto di una parte del genere maschile, nell’accettare che una donna possa ricoprire certi ruoli da sempre rivestiti da uomini. Ancora troppi sono gli uomini che non accettano che una donna abbia un ruolo di responsabilità, al massimo può accadere se dietro c’è un uomo che la guidi e le apra la strada.
Credo che le “quote rosa” siano state uno strumento per imporre un minimo di presenza femminile in politica, di certo non sono garanzia di parità, ancora c’è molto da fare culturalmente nella mia generazione. Spero che la situazione possa migliorare nella generazione di mia figlia, mettendo finalmente al primo posto il merito, le competenze e le capacità delle persone, aldilà dell’essere uomo o donna. Ciò che con la mia esperienza posso testimoniare è la difficoltà ancora oggi per molti, accettare una donna libera, economicamente indipendente, appassionata del suo lavoro. Resiste ancora una cultura che preferisce, o addirittura che considera “normale” che la donna sia prima di tutto madre e moglie. Credo che spetti a noi donne, con il nostro esempio, continuare a lavorare per cambiare il nostro presente e il futuro delle nostre figlie perché siano considerate libere di essere ciò che sono e desiderano, al di là degli stereotipi di genere.