Donne d’Impresa: Valeria Panini fondatrice di Fisio&Lab, talenti sportivi e non solo.
Valeria Panini è da sempre imprenditrice, figlia di imprenditori eccellenti che oltre 75 anni fa hanno fondato la Panini S.p.A. di Torino.
L’azienda, nata da Antonio Panini nel 1945, poi innovata dal figlio Ugo a partire dagli anni Settanta, progetta e produce tecnologia d’avanguardia e prodotti innovativi applicabili a servizi finanziari ed è presente in oltre 40 Paesi nel mondo.
Valeria Panini ha iniziato proprio in Panini S.p.A. la sua carriera imprenditoriale da giovane laureata, assorbendo il mood tecnologico, lo spirito propositivo, la vision industriale e commerciale di ampio respiro. Ha ricoperto ruoli di Marketing Strategico, International Sales e Business Development facendo sia sviluppo clientela estera, sia supervisione e gestione delle problematiche e dei progetti che hanno portato al successo dell’impresa a livello internazionale, soprattutto in USA.
Assunta la carica di Amministratore Delegato, ne ha mantenuto compiti e responsabilità per molti anni. In contemporanea è stata Membro del Board della Filiale americana “Panini North America” fino al 2019, anno in cui la famiglia è uscita dalla compagine societaria: per Valeria altre sfide in atto.
Sposata e mamma di due ragazzi che ora hanno 21 e 19 anni, nel 2009 ha fondato il Centro Medico Fisio&Lab dove ha potuto esprimere la sua “altra passione”, forse la più autentica, l’attenzione al wellbeing e alla cura della persona, nel rispetto dell’ambiente e delle relazioni.
Fondato insieme al marito, il Centro di cui Valeria è focus di riferimento, è una importante e completa Struttura per la riabilitazione e la medicina ortopedica e sportiva. Di alto livello per competenze e studi innovanti, sono le numerose partnership e collaborazioni con realtà mediche, formative e sportive d’eccellenza, con cui Fisio& Lab scambia conoscenza, professionalità e ricerca: Torino Football Club, Università degli Studi di Torino, Federazioni e Club di molti sport tra cui nuoto, tennis e sport invernali.
Questi partner abituali e dinamici, confermano la vocazione di Valeria ad essere in prima linea, cercare il meglio, accogliere le differenze, con metodologie in costante evoluzione. È sempre lei che crede nell’innovazione e nei giovani che ne possono interpretare l’attuazione, è anche Vicepresidente di una Società Sportiva senza scopo di lucro, collegata a Fisio&Lab, che si occupa di talenti sportivi, oltre ad essere Business Angel di alcune start up.
Per conoscerla di più, le abbiamo chiesto.
Com’è nata la sua passione per l’attenzione e la cura della persona e della salute del nostro fisico? Come ha potuto passare dagli studi di economia alla passione per il benessere fisico ed ambientale?
Sono stata sportiva, agonista da ragazza, sono da sempre una persona dinamica e curiosa, in continua evoluzione. Penso che il percorso di ognuno sia l’espressione del nostro bagaglio di esperienze, competenze ed emozioni. Questo mi ha permesso di spaziare in molti ambiti e di costruire le mie attività esprimendo quella che sono. In Fisio&lab ho potuto integrare la mia vocazione da imprenditrice con il desiderio di mettere a disposizione degli altri, energie e risorse.
Noi siamo impegnati a prenderci cura delle persone, e il loro star bene è forte spinta a fare il meglio di quanto siamo capaci di creare e realizzare. Naturalmente la componente fisica è basilare, ma non esclusiva, perché il ben- essere deve coinvolgere la persona nel suo insieme; occorre la giusta motivazione a migliorare le proprie performances, bisogna saper liberare energie positive. Guarire da un infortunio, implica la mobilitazione della persona nel suo insieme con equilibrio e ben-essere relazionale. Secondo questa prospettiva, ho cercato di costruire un ambiente in cui sia i pazienti sia i collaboratori si sentano bene. Vogliamo creare un impatto positivo che rimanga nel tempo, avendo cura di ogni aspetto.
In AIDDA Piemonte e Valle d’Aosta lei è una presidente particolarmente amata, anche per l’attenzione che sta dimostrando per le giovani generazioni future dell’imprenditoria del nostro Paese, quale la sua filosofia e i consigli per le manager di domani?
L’energia dei giovani mi circonda e mi nutre ogni giorno, in famiglia e sul lavoro. Questo mi ha permesso di essere vicina al loro sentire, al loro modo di vedere le cose ma anche ai dubbi che si pongono per il futuro. Credo che la chiave che apre il successo per le manager e le imprenditrici che devono sviluppare il loro futuro sia nell’ascolto e nel confronto reciproco. Il dialogo tra le generazioni è fondamentale per coniugare il pensiero innovativo dei giovani, con i valori profondi e l’esperienza delle donne consolidate nei ruoli di responsabilità.
Essere socia Aidda è molto importante perché si attinge a uno spazio di confronto di alto livello, libero e senza pregiudizi. Qui le nuove generazioni possono interagire, ispirarsi e trovare modelli di esperienza e di coraggio, osare nell’attuazione dei propri sogni, imparando a gestire le difficoltà. Per la mia crescita personale far parte di Aidda è stato molto importante ed oggi sono onorata di poter guidare una Delegazione così prestigiosa come quella Piemontese, che mi mette alla prova, lavorando in squadra con persone di grande valore. La nostra è un’epoca di profonde trasformazioni e fare impresa oggi è una grande responsabilità. Dobbiamo trovare un paradigma dinamico e lo possiamo fare attraverso relazioni positive e di fiducia con le future generazioni.
Nostalgie per l’azienda di famiglia e il suo passato nel mondo del digital e dei servizi finanziari?
Sono cresciuta in una famiglia di imprenditori, a casa si parlava di clienti e di progetti innovativi, ma anche di come le difficoltà si potessero affrontare e risolvere.
Sono stata molto fortunata, avendo avuto l’opportunità di conoscere da giovanissima tutte le dimensioni di un’azienda, di lavorare a livello internazionale, di vivere una crescita del business straordinaria, soprattutto negli Stati Uniti. Essere la terza generazione in azienda, donna in una industry a prevalenza maschile, ha richiesto grande tenacia e resilienza. Ma non mi sono mai spaventata davanti alle sfide, la mia voglia di costruire e di trovare la giusta energia positiva si è alimentata anno dopo anno. Il lavoro di squadra che ho creato con mio padre, ha permesso di coniugare in maniera vincente la leadership maschile e quella femminile. Oggi posso dire che sono felice del mio percorso e delle scelte fatte, la Panini Spa è un’azienda innovativa e in crescita, con una legacy importante per la sua storia e per i valori dei fondatori.
La Fisio&Lab è un’eredità che lei passerà volentieri anche ai suoi figli?
Mi interrogo molto sul mio ruolo nell’educazione dei figli. Ho scelto di impegnarmi ad essere coerente, cercando di dare il buon esempio con la dedizione e la passione nel lavoro e nelle attività di ogni giorno, trasferendo valori e strumenti per il loro futuro. È importante aiutarli a comprendere chi sono e cosa desiderano, senza essere dei predestinati nel seguire le orme dei genitori. Ogni talento deve avere possibilità di esprimersi, e se poi questo convergerà in azienda ne sarò molto felice.
Ma la scelta sarà la loro. Insieme a me e mio marito, anch’egli sportivo di alto livello ed ex olimpionico di pattinaggio su ghiaccio, i ragazzi hanno vissuto anche una lunga ed entusiasmante esperienza di sport agonistico, raggiungendo entrambi risultati a livello europeo. Questo ha consentito loro di sviluppare capacità e valori che li aiuteranno ad affrontare le vittorie e le sconfitte della vita, nel rispetto di chi li avvicina e si relaziona con loro.
Oggi una donna ai vertici della nostra politica italiana, pensa possa davvero essere un passo verso una effettiva “parità di genere”?
Avere una donna Presidente del Consiglio è un traguardo importante per tutte noi, insieme alle altre nomine al femminile avvenute in tempi recenti. È un passo, forse il segno che qualcosa stia cambiando, anche se nel nostro Paese la parità di genere è ben lontana dall’essere realizzata.
Occorre ora che la politica si muova verso un programma concreto di lungo periodo che promuova la parità di genere, in molti ambiti utili e significativi, come il mondo del lavoro. Ho la sensazione che questo non sia prioritario. Ad esempio il nostro Paese è estremamente in ritardo proprio su molti capitoli del PNRR che potrebbero favorire le donne, dagli asili nido ai servizi di assistenza alla famiglia e alla disabilità, per citare due fronti su cui numerose donne sono dedicate e dovrebbero trovare aiuto.
Occorre anche un cambiamento culturale e quindi formativo verso le nuove generazioni, non sempre e non ovunque emerge il vero senso del rispetto e dell’importanza del lavoro femminile. Il meccanismo virtuoso deve riconoscere e premiare nuovi modelli di valorialità smettendo così di appiattirci su modelli maschili e maschilisti. Su questo vedo le difficoltà maggiori.
C’è qualche iniziativa che lei considera possa aiutare nel mondo la condizione delle donne che in molti Paesi soffrono un’assoluta mancanza di libertà nella vita e nel lavoro?
L’istruzione e la formazione sono secondo me fattori risolutivi per condurre al cambiamento. Aumentare il livello di scolarizzazione delle donne le aiuta a sviluppare senso critico e a fare delle scelte, talvolta in contrapposizione con il focus culturale e sociale prevalente. Iniziative efficaci in questo ambito si potrebbero attuare, e vi è una forte sensibilità nel mondo occidentale sul tema. Ma anche le più recenti news non sono eccitanti per la crescita dell’istruzione alle donne, proprio nei luoghi di maggiore criticità.
È un argomento che prevarica il tema al femminile, e ha radici profonde, di cui oggi non vediamo mutazioni. Ma la Storia ha dato sempre imprevisti e improvvisi capovolgimenti di rotte che erano diventate incongrue, obsolete, non fruibili negli spazi internazionali. Il percorso è lungo, faticoso, non privo di insidie, ma è fondamentale per scardinare alcuni inveterati meccanismi. Da anni, insieme alla mia famiglia, sostengo progetti di educazione in favore di giovani svantaggiate in alcuni Paesi africani, sia in ambito scolastico, sia sociale e culturale, affrontando temi quale l’infibulazione che ancora oggi è una grande piaga nel mondo. Abbiamo lavorato anche su progetti volti alla creazione di micro imprese nelle comunità, allertando le donne anche sul tema dell’indipendenza economica. Abbiamo aperte alcune porte, lasciamole attive almeno alla Speranza.
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