Donne e impresa: Sara Nuzzaci, partner dello Sudio Fiscale e Legale di KPMG in Italia. l’ho conosciuta molti anni fa. Sembrava solo un’ottima commercialista. Una giovane e coraggiosa donna che ha unito ad una brillante carriera professionale la non meno importante “mission” di poter essere anche mamma, adottando sua figlia.
Persa di vista per qualche tempo, l’ho ritrovata partner di KPMG, Studio Associato, Consulenza Legale e Tributaria: però. Che Network.
In Italia da sessant’anni, KPMG è uno dei principali network globali di servizi professionali alle imprese, in ambito fiscale, legale, di consulenza manageriale e di revisione.
Con oltre 5.000 professionisti, 26 sedi sull’intero territorio nazionale e 6.000 clienti, accompagna i processi di crescita delle imprese e del mercato. Oggi il network KPMG, presente in 146 Paesi con 227mila persone, è impegnato ad ispirare fiducia e guidare il cambiamento per i clienti e le comunità in cui opera. Quella che sembrava solo una gran bella ragazza, anche un po’ timida nei modi e nel suo apparire riservato si è rivelata una persona di grande apertura mentale. Una donna essenziale e pragmatica nonostante quei suoi, grandi e dolcissimi, occhi neri.
Diventata partner a 35 anni, ha diretto la sede di Firenze per oltre 15 anni, e da oltre 10 anni è partner in charge per le Risorse Umane e il Training di KPMG Tax & Legal Italia. A livello di business si occupa di Agevolazioni e Incentivi fiscali con un focus particolare in questo momento storico al PNRR – Piano Nazionale di resilienza e resistenza.
Le abbiamo chiesto:
1 Il suo lavoro prevede una casistica di aziende davvero eccezionale: in tempo di Covid, non ancora risolto, come è cambiato il suo modus vivendi ed operandi?
È trascorso più di un anno dall’inizio della pandemia e ancora non ne siamo del tutto fuori, ma, a mio avviso, una cosa è certa: indietro non si torna, né come modus operandi né vivendi.
La pandemia ha cambiato l’ aspettativa delle persone ed ha accelerato alcuni processi tra i quali quello di digitalizzazione delle aziende oltre che quello verso la transizione ecologica e il risparmio energetico. Questi temi, oramai, devono essere considerati come strategici nei piani di sviluppo delle imprese e quindi essere presenti nelle agende degli Amministratori Delegati.
Due delle 6 missioni del PNRR e quindi i relativi finanziamenti e contributi per le imprese sono, infatti, su queste due tematiche. Faccio un esempio. L’Italia era un Paese molto indietro sullo smart working. Con la pandemia ci siamo resi conto che è possibile lavorare da remoto in maniera efficiente ed efficace, occorre però il supporto della tecnologia. A marzo 2020 in KPMG 5000 persone dalla mattina alla sera si sono trovate a lavorare da casa e questo è stato possibile grazie agli investimenti che avevamo fatto nel digitale.
2. Ci può confermare che la resilienza femminile in questi momenti di crisi è davvero superiore a quella dei colleghi imprenditori maschi?
Resilienza è un termine che non amo molto in realtà. Preferisco parlare di adattamento e trasformazione. Si, credo che noi donne abbiamo maggiore capacità di adattarci in modo proattivo, di esplorare nuovi territori, di trasformarci. E di eliminare consapevolmente quello che non serve più. Nei momenti di crisi come quello che stiamo vivendo emerge evidente il limite reale dell’essere umano di non riuscire a prevedere eventi imprevedibili.
Per questo è fondamentale essere flessibili e adattabili ai cambiamenti, anche a quelli repentini e radicali; solo così riusciamo a sfruttarli in chiave positiva trasformando il negativo in positivo: non dico che sia facile, anzi, non lo è per niente, ma credo che noi donne abbiamo maggiore capacità di farlo: metterci in discussione e cambiare ci spaventa meno.
3. Corrono notizie positive sull’incremento delle figure professionali femminili all’apice dei board: può confermarlo? E se sì anche a proposito delle remunerazioni c’è questo nuovo trend?
Effettivamente, grazie alla Legge Golfo-Mosca che dal 2011 impone che almeno un terzo dei membri dei Board delle aziende quotate in Borsa siano composti da donne, l’Italia è più avanti di tanti altri paesi. Siamo passati dall’7% nel 2011 al 37% nel 2020.
Secondo una ricerca della Fondazione Svedese-tedesca AllBright, in Germania le donne costituiscono solo il 12,8% dei Consigli di Amministrazione, nel Regno Unito il 24,5%, negli Stati Uniti il 28,&% e Svezia il 24,55 e in Francia il 22,2%.
È proprio di qualche mese fa la presentazione di un disegno di legge in Germania che impone la presenza di almeno una donna nei CDA. Avere sempre più donne nei centri decisionali è anche uno degli obiettivi della roadmap presentata quest’anno al W20 (almeno il 50% nel 2030) proprio perché è ormai evidente e chiaro che l’empowerment femminile fa aumentare il PIL e la produttività. Questo non significa che l’obiettivo sia facilmente raggiungibile, serve la forte volontà di tutti e una normativa a supporto per accellerare il processo.
4. Oltre il Covid il grosso problema delle donne afghane, coinvolge noi tutte imprenditrici e non: AIDDA ha offerto di poter essere di aiuto per l’integrazione e la formazione di queste profughe in cerca di speranza. Cosa può offrire la sua società in merito, nell’eventualità concreta di una loro presenza in Italia?
KPMG, insieme ad associazioni di volontariato locali presenti in varie città d’Italia, per il tramite dei suoi professionisti, da sempre supporta donne straniere in condizioni di svantaggio sociale fornendo corsi di formazione su argomenti inerenti la ricerca a la gestione del rapporto di lavoro o il supporto didattico per i loro figli; stiamo organizzando iniziative specificatamente per le donne afgane.
5. Donne e finanza: un binomio vincente già fin d’ora?
Certamente. Anzi direi Donne e mondo economico: binomio vincente. I valori dell’industria femminile sono quelli che più serviranno alla ripartenza. Innovazione, trasformazione, cura, attenzione all’ambiente, sostenibilità.
Oggi le aziende devono investire in modo sostenibile e questo significa investire nel progresso con la consapevolezza che ognuno di noi deve fare la sua parte nella risoluzione dei principali problemi del pianeta e della comunità in cui vive.
La pandemia ha contribuito a posizionare le tematiche della sostenibilità (ESG) al centro delle strategie di lungo periodo dell’azienda. Da una ricerca fatta da KPMG a livello global su 1300 CEO di aziende globali con fatturato superiore a 500 ml di dollari presenti nelle 11 principali economie tra le quali l’Italia, emerge, infatti, che la maggioranza degli Amministratori Delegati sta pianificando investimenti per la sostenibilità. E non a caso le risorse dei Piani Nazionali di Resilienza e Resistenza predisposti non solo dall’Italia, ma da tutti i Paesi Europei, vanno in quella direzione.