Douyin, la versione cinese di TikTok, viene usato dagli ecologisti per monitorare la diffusione di specie invasive come la rana toro americana – con un piccolo aiuto da parte dell’intelligenza artificiale.
Gli scienziati stanno utilizzando la raccolta di testi, immagini e video pubblicati sulla piattaforma dei social media per mappare e, si spera, affrontare le minacce ecologiche in tutta la Cina.
Soprannominato “iEcology” dal professor Liu Xuan e dal suo team dell’istituto di zoologia dell’Accademia cinese delle scienze (CAS), l’approccio integra informazioni prese da Internet per studiare i processi ecologici, riferisce Zhang Tong del South China Morning Post.
Gli scienziati hanno analizzato i dati di Douyin, tra le altre fonti, per scoprire l’introduzione estesa, ma spesso invisibile, mediata dall’uomo di specie invasive.
Come parte di una pratica popolare influenzata dalle credenze buddiste, alcuni cinesi liberano in natura gli animali catturati nella speranza che portaino fortuna.
Gli appassionati spesso rilasciano uccelli, pesci, tartarughe e rane nella natura. Tuttavia, anche se ben intenzionato, può portare a invasioni biologiche, introducendo specie non autoctone negli ecosistemi dove non hanno predatori naturali, consentendo loro di proliferare rapidamente e distruggere gli habitat locali.
Le persone spesso pubblicizzano questi rilasci online, quindi i ricercatori hanno adottato il nuovo approccio di raccogliere i propri dati tramite i social media, utilizzandoli per identificare il luogo e la frequenza dei rilasci.
Nella loro ricerca, Liu e il suo team si sono concentrati su due vertebrati particolarmente pervasivi: la rana toro americana e la tartaruga dalle orecchie rosse.
Queste specie sono state scelte per la loro diffusa presenza attraverso il commercio di animali domestici o l’acquacoltura e per le caratteristiche fisiche distintive che le rendono facili da identificare.
L’analisi di oltre 30.000 video ha individuato rilasci principalmente lungo il bacino del fiume Yangtze e nelle regioni costiere sud-orientali, con il 62% di questi eventi che si verificano in habitat adatti agli animali per stabilire popolazioni permanenti.
Il nuovo metodo di raccolta delle informazioni aggiunge un altro strumento alla cassetta degli attrezzi degli ecologisti.
“Grazie alla collaborazione con le agenzie governative, l’analisi dei social media può facilitare gli allarmi tempestivi e la gestione scientifica dei rilasci di specie”, ha affermato Liu.
“Inoltre, incorporare la tassonomia e l’intelligenza artificiale nelle piattaforme dei social media migliora l’identificazione accurata delle specie rilasciate”.
Il team di Liu spera inoltre che l’identificazione tempestiva delle specie invasive possa offrire maggiori opportunità all’istruzione pubblica, dato che la maggior parte delle persone coinvolte in questi rilasci non comprende il potenziale danno ecologico delle loro azioni.
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