ROMA -Il crollo della bolletta petrolifera, la benzina in discesa ma sempre appesantita dalla componente fiscale, l’inflazione in picchiata, le tariffe di luce e gas con la retromarcia, la raffinazione in ripresa.
Il petrolio a 34 dollari è una manna per consumatori e aziende, anche se, sull’altro piatto della bilancia, c’è il campione petrolifero nazionale, l’Eni, in ovvia difficoltà. Ecco chi ci guadagna e chi perde.
BOLLETTA PETROLIFERA A POCO PIU’ DI 16 MLD – Nel giro di due anni i costi sostenuti dall’Italia per approvvigionarsi di greggio all’estero si sono praticamente dimezzati, passando, stando agli ultimi dati forniti dall’Unione petrolifera, dai 30 miliardi di euro del 2013 ai 16,2 miliardi dello scorso anno. Un bel risparmio in termini generali per il sistema Paese, di cui si avvantaggiano tutti.
BENZINA MENO CARA, MA IL FISCO PESA – Da luglio del 2014, quando il greggio si spinse ai massimi dell’anno intorno a 105 dollari al barile, il prezzo della benzina, secondo quanto emerge dalle tabelle del ministero dello Sviluppo economico, è passato da circa 1,76 euro al litro agli 1,43 attuali. Si tratta di una flessione del 19%, che impallidisce (anche considerando la variabile cambio euro/dollaro) di fronte al crollo del 65% registrato dal greggio, ma che si spiega con la componente fiscale: a luglio 2014 era pari a 1,049 euro, adesso è pari a 0,986, con una diminuzione di appena il 6%.
INFLAZIONE AI MINIMI DAL 1959 – Il prezzo del greggio in picchiata ha fatto precipitare nel 2015 il tasso annuo d’inflazione allo 0,1%, vale a dire il livello più basso da 56 anni.
RISPARMI IN VISTA PER BOLLETTE LUCE E GAS – L’ultimo aggiornamento dell’Autorità per l’energia, scattato il primo gennaio scorso, vede un calo dell’1,2% per l’elettricità e del 3,3% per il metano. In entrambi i casi il vantaggio deriva ovviamente dal forte calo dei costi relativi all’approvvigionamento della ‘materia energia’. Per una famiglia tipo il risparmio complessivo nei 12 mesi è di quasi 60 euro.
RAFFINAZIONE IN RIPRESA, MA ENI IN AFFANNO – Il petrolio meno caro è stato una boccata d’ossigeno anche per l’industria della raffinazione, da anni in crisi a causa non solo dei prezzi della materia prima, ma anche dei consumi sempre più scarsi: l’aumento della lavorazione, dovuto anche a qualche fermata degli impianti, è stato invece nel 2015 del 10,6%.
Da questa situazione ha tratto vantaggio, per la raffinazione, anche l’Eni: ma da un punto di vista più generale il gruppo, come tutti gli altri big a livello mondiale, ha ovviamente sofferto, con una serie di risultati in contrazione e con la decisione, presa lo scorso anno, di tagliare il dividendo.