ROMA – Edilizia, il 2012 è stato l’anno peggiore di una crisi che dal suo inizio, nel 2008, ha fatto perdere, solo in questo settore, 446mila posti di lavoro e fallire 11.177 imprese.
L’Ance, l’Associazione dei costruttori, lamenta anche investimenti crollati: “Mai così bassi. Nel 2013 arrivano al sesto anno consecutivo di caduta, con un calo complessivo del 29%”. Le imprese delle costruzioni che da inizio crisi hanno chiuso i battenti rappresentano il 23% dei fallimenti registrati in tutti i settori economici.
A risentire della crisi dell’edilizia è anche la filiera. Nel 2012 le consegne di cemento sono diminuite del 22,6% ed il fatturato del legno del 19%. Per il 2013 le stime annunciano un’ulteriore caduta degli investimenti del 5,6% rispetto al 2012, nonostante l’effetto positivo degli interventi del governo su incentivi fiscali e debiti della Pubblica amministrazione.
Per il 2014 sono due gli scenari possibili tracciati dall’associazione dei costruttori: senza politiche per il settore gli investimenti continueranno a calare del 4,3%, e vorrà dire che in sette anni le costruzioni avranno perso investimenti per 59,3 miliardi, il 32,1%.
Se invece verranno messe in campo politiche per il settore, in particolare attuando le proposte dell’associazione dei costruttori (revisione Imu, messa a regime degli incentivi fiscali per ristrutturazioni e ecobonus, riattivazione del circuito del credito) gli investimenti potrebbero tornare a crescere, dell’1,6%, sostiene l’Ance.
Spendere 5 miliardi in infrastrutture nel 2014 aumenterebbe il Pil dello 0,33% e produrrebbe 44.500 posti di lavoro: una ”manovra di rilancio” da mettere in campo nei prossimi cinque anni è possibile, sostiene l’Ance, senza sforare il limite del 3% di deficit e riducendo addirittura il rapporto debito/Pil”.
Intanto il decreto sugli ecobonus avrà un impatto per il 2013 di circa 2,4 miliardi di euro, che derivano da un aumento del 3,2% degli investimenti in manutenzione straordinaria dello stock abitativo.