ROMA – Edilizia in crisi: in sei anni dal 2008 al 2013 il settore avrà perso circa il 30% degli investimenti. Che vuol dire 360 mila posti di lavoro in meno: come 72 Ilva di Taranto, o 450 Alcoa o 277 Termini Imerese. A lanciare l’allarme è Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance associazione nazionale costruttori edili. “La situazione è drammatica – avverte – e considerando anche i settori collegati emerge con tutta evidenza il rischio sociale a cui stiamo andando incontro, infatti, la perdita occupazionale complessiva raggiunge circa 550 mila unità“.
In difficoltà sono tutti i comparti: da quello della produzione di nuove abitazioni che alla fine del prossimo anno avrà perso il 54,2%, all’edilizia non residenziale privata che segna una riduzione del 341,6%, alle opere pubbliche che registrano una caduta del 42,9%. Resiste solo il comparto della riqualificazione del patrimonio abitativo esistente che aumenta del 12,6%.
E ancora, secondo i calcoli dell’Ance, a dispetto di un fabbisogno potenziale di 600 mila abitazioni, nei primi 9 mesi dell’anno le compravendite sono calate del 23,9%. Escludono comunque il rischio di una bolla immobiliare ma resta “l’estrema incertezza che scoraggia e rinvia le decisioni di investimento delle famiglie, per le difficili prospettive del mercato del lavoro e per la flessione del reddito disponibile”.
A pesare sul settore poi è il carico fiscale dell’Imu che scoraggia l’acquisto da parte delle famiglie che tra l’altro godono ancora di scarsa fiducia da parte delle banche che rendono estremamente difficile l’accesso a mutui e finanziamenti.
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