Editoria, anno nero: male quotidiani, crollo periodici. Giù anche internet

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Luglio 2014 - 12:10 OLTRE 6 MESI FA
Editoria, anno nero: male quotidiani, crollo periodici. Giù anche internet

Editoria, anno nero: male quotidiani, crollo periodici. Giù anche internet

ROMA – Male i quotidiani, malissimo i periodici. Male la pubblicità e male anche internet. L’editoria vive nel 2013 il suo anno più nero. Anno certificato dai dati diffusi dalla AgCom e leggibili in un solo modo: nessun segno più, nessun settore in crescita. E, nel breve, nessuna luce in fondo al tunnel.

Scendono a 56.1 miliardi i ricavi del settore  dei servizi di comunicazione (tlc, radio, tv, poste, editoria e internet): un calo del 9% rispetto al 2012. In questo caso non c’è solo la crisi. Ci si mette anche  il calo dei prezzi, crollati del 44% negli ultimi 15 anni.

L’editoria è il settore che piange di più: persi, nel solo 2013, quasi 700 milioni di ricavi. I ricavi dei quotidiani scendono da 2,5 mld del 2012 a 2,3 mld del 2013. Quelli dei periodici da 2,8 mld a 2,3 mld.

Male ovviamente anche il fatturato: quello dei  quotidiani è sceso del 7%, quello dei periodici il 17,2%. Nel 2009 il fatturato era stato di  3,1 miliardi. La voce che incide di più in negativo è la pubblicità:  nel 2012 sono infatti quasi  stabili i ricavi da vendita di copie (-0,48% a quota 1 miliardo 162 milioni), ma la pubblicità scende del 13,17% a quota 983 milioni. I ricavi da collaterali calano del 16,53%, e si assestano a 107 milioni.

Per quanto riguarda i periodici dal 2010 è stato perso più di miliardo di ricavi (da 3,4 miliardi a 2,3 miliardi). Nel 2013 male sia le copie sia la pubblicità:  i ricavi da vendita  sono scesi del 13% (1,6 miliardi a 1,4 miliardi), la pubblicità del 24,1% (da 1 miliardo a 766 milioni). Ancora peggio i collaterali: giù  del 21,3% (da 167 a 131 milioni).

Anno da dimenticare  per la pubblicità: il calo dei ricavi complessivi rispetto all’anno precedente è stato del 10,9%, da 8,3 miliardi a 7,4 miliardi. Crollano periodici (-24,1%) e quotidiani (-13,2%), ma vanno male anche tv (-10,1%) e cinema (-7%). La radio perde il 6,4%. Scende per il primo anno ed è forse il dato più preoccupante anche Internet (-2,5%).

“Italia debole”. L’Italia mostra segnali di debolezza nello sviluppo e penetrazione di reti digitali di nuova generazione e di accesso ai servizi più innovativi”. Lo afferma il presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani, nella Relazione annuale al Parlamento, sottolineando che “sebbene nell’ultimo anno si sia parzialmente ridotto il divario digitale dell’Italia rispetto alla media europea, molti sforzi restano da compiere e in questo comune obiettivo l’Autorità continua a fare la sua parte”.

Il presidente è anche tornato su un tema che è stato al centro delle discussioni in queste ultime settimane, vale a dire l’aumento del contenzioso con gli operatori, “tuttora molto elevato, con ricadute sui tempi di efficacia delle nostre decisioni e in termini di incertezza della regolazione”. Tra gli ultimi esempi, c’è lo scontro con Telecom Italia in merito alle tariffe di unbundling per il 2010-2012, rimesse in discussione dopo alcune sentenze del Consiglio di Stato: “Nel corso del biennio – ha rilevato Cardani – l’Autorità è stata criticata per decisioni con effetti retroattivi; anche questa, tuttavia, è una conseguenza dei lunghi e imprevisti iter amministrativi, innescati dai ricorsi delle imprese verso le decisioni dell’Autorità”.

Secondo Cardani, pertanto, “è bene evitare un abuso o un uso strumentale del contenzioso”. Altra questione che sta a cuore all’Agcom è ovviamente la riforma della P.a., che contiene un riordino delle autorità indipendenti:

“Ovviamente – ha premesso il presidente – ci adegueremo a quello che risulterà il dettato legislativo”, tuttavia per Cardani “tale riforma non può prescindere né dalle peculiarità dell’Agcom, né dalla valutazione degli effettivi e non presunti risparmi di spesa a parità di risultati, né dalla salvaguardia dell’autonomia e indipendenza delle Autorità dal potere economico e politico”.