Energia, Nomisma sfata un mito: non fate conto sulle rinnovabili, sono poco stabili, rischiamo il blackout. Eolico, fotovoltaico e idroelettrico da soli non bastano.
Pesa l’effetto delle condizioni climatiche . Gli ultimi 18 mesi sono stati un flagello. Questa, in estrema sintesi, l’analisi (inquietante) di Davide Tabarelli, fondatore e presidente di Nomisma Energia, società indipendente di ricerca in campo energetico e ambientale molto quotata ed apprezzata a livello internazionale. Una società che studia e anticipa le dinamiche di fondo dei mercati e dell’industria. Nomisma Energia presidia tutte le tematiche relative ai mercati delle fonti dell’energia e dell’ambiente in Italia e all’estero dai mercati dei combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili.
I dati sono preoccupanti: l’eolico ha fatto registrare un – 7,4% e la biomassa è crollata del 5,9%. Il geotermico è in flessione del 5,4%. Solo il fotovoltaico guadagna qualcosa (3,5%) ma è l’idroelettrico, secondo i dati di Terna, a trascinare a fondo l’intero comparto: la generazione di elettricità dall’acqua ha fatto segnare un drammatico -51,1%. A febbraio il calo è stato vicino al 60% . Che fare?
Secondo Tabarelli i principali fattori della produzione elettrica da fonti rinnovabili sono in notevole difficoltà. Oltre alla siccità sono da segnalare le avverse condizioni meteorologiche che hanno fortemente influenzato sia l’eolico che il fotovoltaico. Fattori che dovrebbero essere interdipendenti e compensarsi a vicenda: nel senso che quando c’è il sole, il vento dovrebbe tirare di meno e viceversa.
In Italia come nel resto del mondo le fonti rinnovabili “fanno fatica – spiega Tabarelli – ad aumentare la produzione. Una fatica nel sostituire le centrali tradizionali che si contrappone all’entusiasmo che generano tra politici e cittadini. Bastano poche variazioni nelle precipitazioni per causare un crollo della produzione come stiamo assistendo per l’idroelettrico. Poi ci sono gli ostacoli burocratici, con autorizzazione difficili da ottenere e lente ad arrivare ma, ripeto il problema principale è l’intermittenza delle rinnovabili”.
Sono anni che se ne parla ma fino a oggi non c’è nulla che possa funzionare in modo davvero efficiente quando si tratta di impianti di grandi dimensioni. E anche i bacini per l’idroelettrico sono fermi: al di là della siccità. “Bisogna anche considerare il fatto che non possiamo farne di nuovi” conclude il presidente di Nomisma. Dunque un prossimo blackout è da mettere in conto.