Eni, Enel, Finmeccanica: rosso in Borsa dopo le nomine di Renzi

Eni, Enel, Finmeccanica: rosso in Borsa dopo le nomine di Renzi
Eni, Enel, Finmeccanica: rosso in Borsa dopo le nomine di Renzi

ROMA – Eni, Enel, Finmeccanica: rosso in Borsa dopo le nomine di Renzi. Il primo riscontro alle nomine di Renzi per rinnovare i vertici delle grandi società pubbliche è negativo: a Piazza Affari, alle 9 e mezza di questa mattina i titoli di Eni, Enel, Terna e Finmeccanica sono scesi in corrispondenza di massicce vendite che hanno penalizzato l’intero listino. A Milano già in apertura si è registrato un rosso dello 0,9%, che nel finale è nettamente peggiorato facendo chiudere l’indice Ftse Mib a -2,33%.

Nel pomeriggio ha pesato anche il fattore Ucraina, dove il riaccendersi delle tensioni fra nazionalisti e filorussi ha creato nervosismo nei mercati. Piazza Affari è stata comunque la peggiore di tutte, seguita da Francoforte (-1,77%, colpa anche del calo della fiducia dei consumatori), Parigi (-0,89%), Madrid (-0,83) e Londra (-0,64%).

Tornando ad Enel, Eni e Finmeccanica, si tratta di tre grandi imprese quotate che operano sui mercati mondiali: saranno giudicate dai risultati, ma le nomine rappresentano comunque un test decisivo per circoscrivere il campo delle aspettative degli investitori. Per ora i mercati hanno mostrato poca fiducia. Claudio Descalzi amministratore delegato e Emma Marcegaglia presidente dell’Eni, Francesco Starace amministratore delegato e Patrizia Grieco presidente di Enel, Mauro Moretti amministratore delegato e il confermato Gianni De Gennaro presidente a Finmeccanica sono partiti con un piccolo handicap. Per Poste, invece, proprio l’ingresso in Borsa è l’obiettivo più sfidante dei nuovo vertici Francesco Caio amministratore delegato e Luisa Todini presidente.

Di nuovo, più che la politica (che comunque resta decisiva per la selezione dei dirigenti) saranno i risultati raggiunti in settori chiave e strategici come la Difesa (Finmeccanica) e l’energia (Eni, Enel) a fornire il giudizio definitivo sulla “rottura controllata” delle nomine di Renzi.

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