Eni: il fondo Knight Vinke giudica il gruppo sottostimato e insiste per la separazione tra produzione e rete

eniUna ristrutturazione dell’Eni che preveda una separazione tra la produzione e la rete  potrebbe portare al raddoppio del valore della società e a prezzi più bassi dell’energia, in un momento in cui anche il governo cerca di abbassare il costo della bolletta energetica per cittadini e imprese. E’ questa la strategia illustrata  da Eric Knight, amministratore delegato del fondo attivista  Knight Vinke Asset management, che ha tenuto oggi a Milano un dibattito pubblico sul Gruppo Eni.

In apertura del dibattito Knight ha assicurato che il suo progetto non prevede “né la riduzione della partecipazione dello Stato italiano sotto il 30%, né riduzioni dell’organico”. “Qualcuno pensa  – ha aggiunto  – che siamo intervenuti a causa del taglio del dividendo,  ma questo è solo sintomatico di una struttura non ottimale dell’Eni”.

Knight Vinke Asset Management è un investitore di lungo termine sull’Eni e agisce in assoluta indipendenza senza “rappresentare altri o con finalità politiche”. Lo ha chiarito lo stesso Knight  spiegando che il fondo ” non usa effetto leva o posizioni allo scoperto, ed ha posizioni di lungo termine sull’Eni”. Il numero uno del fondo ha anche ricordato che negli ultimi due anni e mezzo “abbiamo avuto diversi incontri con il management dell’Eni” in un’ottica di “un impegno costruttivo che speriamo continui”.

Riferendosi ad alcune ricostruzioni di stampa l’amministratore delegato ha definito “sorprendente l’idea che il fondo possa rappresentare altri o abbia finalità politiche”. “Questo – ha proseguito – dimostra l’assoluta ignoranza su chi siamo e cosa facciamo”.

Knight ha infatti rimarcato che il suo fondo “é assolutamente indipendente: noi proteggiamo con ferocia la nostra indipendenza ed evitiamo i conflitti di interesse”. Knight Vinke, titolare di una partecipazione di circa l’1% in Eni, “ha tra i suoi clienti grandi fondi pensione pubblici che rappresentano l’interesse di persone come insegnanti, polizia, infermieri e vigili del fuoco”.

A chi chiedeva se il fondo intendesse coagulare attorno a sé altri azionisti ed agire nell’assemblea dell’Eni, Knight ha risposto che “raccogliere voti in assemblea è il modello degli hedge fund. Forzare l’azienda non solo sarebbe una perdita di tempo ma sarebbe anche irresponsabile: è il contrario del nostro modello di business”.

Erik Knight ha infine affermato che l’Eni  è  “una delle migliori aziende del settore” e si è definito “rialzista sul titolo” che giudica sottovalutato. Il gestore ha inoltre ribadito di essere stato “sempre trattato cortesemente” dai vertici dell’Eni. Il fondo, all’inizio del mese, aveva mandato una lettera al numero uno del gruppo italiano, Paolo Scaroni, chiedendo di separare la produzione dalle attività di distribuzione e da quelle regolamentate. L’Eni – ha rilevato- è attualmente sottovalutata “per oltre 50 miliardi di euro” e l’analisi del fondo  dimostra come la somma del valore dei diversi business della società  è pari o addirittura superiore a 30 euro ad azione”.

L’amministratore delegato dell’Eni Tonino Scaroni in relazione all’iniziativa milanese del fondo ha detto  che “avere persone intelligenti che conoscono la nostra azienda, manifestano condizioni e le rendono pubbliche, è una cosa positiva ” e con riferimento ai suggerimenti avanzati dal fondo attivista  ha aggiunto che ” noi non pensiamo né di essere infallibili né di essere gli unici che pensano al benessere dell’azienda e degli azionisti, ma a quei suggerimenti abbiamo già dato risposta”.

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