ROMA – L’assemblea dell‘Eni non ha approvato la modifica dello Statuto che introduce i requisiti di onorabilità secondo la direttiva del Tesoro. La maggioranza dei presenti ha votato a favore, ma non è stato raggiunto il quorum dei due terzi di voti favorevoli necessario per far passare la modifica statutaria.
“Sulla clausola etica il Tesoro si attenga al rigore superiore a quello degli investitori privati”, ha commentato Massimo Mucchetti, Pd, Presidente della Commissione Industria del Senato.
“Dopo l’assemblea dell’Eni, il governo non potrà non prendere atto della posizione del mercato sulla clausola etica che voleva introdurre nello statuto della società. E tuttavia nel formulare le sue liste e nel rapporto con i propri rappresentanti in seno ai consigli, il Tesoro ha tutta la libertà di attenersi volontariamente a un rigore superiore a quello degli investitori privati. Per esempio, seguendo le regole già in atto nei settori bancario e assicurativo. Rigore vuol anche dire rispetto della memoria, al di là delle eventuali questioni giudiziarie. E la memoria, supportata dalle Strategy presentation verificabili su internet (ad esempio, anche su www.massimomucchetti.it), ci ricorda come l’Eni abbia ripetutamente indicato l’obiettivo produttivo dei due milioni di barili al giorno a date precise, ancorché ripetutamente spostate di anno in anno, non essendo mai stato raggiunto il target”.
La modifica proposta in assemblea prevedeva l’introduzione nello statuto di una clausola in materia di requisiti di onorabilità e connesse cause di ineleggibilità e decadenza dei componenti del Consiglio di amministrazione. In sostanza, la direttiva del Tesoro prevede ineleggibilità o decadenza dal ruolo nel caso di sentenza di condanna, anche solo di primo grado, per reati di carattere essenzialmente societario. I voti a favore sono stati il 59,45%, quelli contro il 38,93%, mentre gli astenuti e i non votanti sono stati pari all’1,61%. Per far passare la modifica erano necessari i due terzi di voti favorevoli, vale a dire il 66,6%.