Eni, Scaroni: “Il futuro è ancora nel gas. Avevo ragione io”

ROMA – Verrà riconfermato alla guida dell’Eni per un altro triennio ma Paolo Scaroni non aveva dubbi, “quasi un passaggio scontato”, perché non ha “mai registrato tentennamenti” e perché ritiene che dopo sei anni come amministratore delegato del Cane a sei zampe si sia scelto di prediligere “la continuità di gestione”.

Intervistato da Mario Calabresi per La Stampa, Scaroni affronta temi come il futuro dell’Eni, i rapporti con la Libia, la speculazione.  “Oggi – esordisce – vediamo un futuro migliore rispetto a sei mesi fa: non posso nascondere che quelle che sono state cattive notizie per il mondo sono notizie relativamente buone per l’Eni e lo scenario mondiale completamente cambiato premia proprio le nostre scelte strategiche. La prima delle notizie buone per il gigante italiano degli idrocarburi è l’abbandono o il ridimensionamento dei programmi nucleari in molti Paesi dopo l’incidente di Fukushima. L’utilizzo di gas è destinato ad aumentare nel mondo, lo vediamo già in Giappone dove è nata una nuova domanda pari a 10 miliardi di metri cubi e una quantità simile sarà necessaria alla Germania dopo l’annuncio della cancelliera Merkel di voler spegnere le sette centrali nucleari più vecchie”.

“I sommovimenti nel mondo arabo non hanno portato a perdere produzioni se si eccettuano i 2 milioni di barili che produceva ogni giorno la Libia, una cifra non importante se si pensa che nel mondo se ne consumano 88 milioni al giorno e che l’Arabia Saudita ha immediatamente coperto quel buco – spiega Scaroni – Speculazione? In questo caso la schiuma, cioè la speculazione, è più alta dell’onda, che è l’incontro tra la domanda e l’offerta. La fiammata del prezzo del greggio, aumentato di 30 dollari tra dicembre e oggi, è quasi completamente dovuta alla speculazione: è la schiuma ad aver portato l’onda del brent al livello dei 120 dollari”.

Sulla Libia Scaroni quindi spiega: “Abbiamo sentito troppi discorsi senza costrutto e troppe chiacchiere da bar, anche se ci sarà un nuovo governo siamo fiduciosi di mantenere le nostre posizioni. Prima di tutto perché abbiamo buoni rapporti con il comitato rivoluzionario transitorio e poi perché sulla base della nostra esperienza storica sappiamo che quando c’è un cambio di regime, anche rivoluzionario, chi va al potere vuole ripartire in fretta con le produzioni e lo fa sempre con chi è in grado di garantirlo e con chi ha i contratti.E poi non dimentichiamo che il gasdotto che parte dalla Libia arriva in Sicilia”.

“Io sono stato l’unico italiano che non ha partecipato alla festa delle tende berbere a Roma, ma mi sento di dire che di Gheddafi nel mondo ce ne sono tanti e che in situazioni analoghe si è scelto di non intervenire. Certo vedo difficile un futuro per lui in Libia. Mi auguro che si ritrovi una stabilità al più presto e che chi ha deciso l’intervento in Libia abbia chiaro tutto il percorso. Mi lasci aggiungere che il popolo libico va rispettato anche perché noi da quelle parti in un passato remoto non siamo stati brava gente”.

Poi i piani per il futuro. “Pressioni dal Tesoro non ne ricevo mai, non succede con Tremonti come non succedeva con Padoa-Schioppa. Inquesto l’Italiaha fattodei grandipassi avanti, si è resa conto che abbiamo 300mila azionistinelmondo che non accetterebbero condizionamenti. Non va dimenticato che il mestiere dell’Eninonè solo italiano ma è quello di produrre petrolio in Angola e venderlo negli Usa, o di estrarre gas in Egitto per poi portarlo in Spagna e Giappone: è questo oltre l’80% del nostro business”.

Gestione cookie