Albero Brambilla è il presidente del Nucleo di valutazione sulla spesa previdenziale, la commissione di esperti del ministero del Welfare che vigila sugli equilibri del sistema. Da qualche mese è stata resa nota la situazione delle casse previdenziali dei professionisti che, in base alla legge, devono garantire bilanci trentennali (2006-2036) stabili e una solidità patrimoniale per i prossimi 50 anni.
Dalle elaborazioni del nucleo sui bilanci redatti da tutte le casse è emerso che otto enti avranno i conti prima del 2036. Ecco qui di seguito l’ente e l’anno in cui il bilancio non sarà più sostenibile:
La cassa forense (avvocati) 2035;
l’Inarcassa (ingegneri e architetti) 2032;
la Cnpr (ragionieri e periti commerciali) 2032;
l’Enasarco (agenti di commercio) 2030;
l’Enpacl (consulenti del lavoro) 2020;
l’Enpav (veterinari) 2025;
l’Inpgi (giornalisti) 2026;
l’Enpam (medici) dal 2027 al 2028, a seconda delle diverse gestioni.
Sono 7 invece quelli che vedranno il proprio patrimonio annullato prima che passi il cinquantennio, fra gli anni 2030 e 2054 secondo i casi. Questi sono la cassa forense, il Cipag (geometri), l’Inarcassa, l’Enasarco, l’Enpacl, l’Enpam e Enpav.
Per Brambilla poi bisogna intervenire per essere sicuri che anche i professionisti che cominciano a lavorare oggi abbiano garantita la pensione. Per questo motivo il presidente del Nucleo di valutazione sulla spesa previdenziale sottolinea con favore il fatto che alcune casse abbiano già varato riforme «che allungheranno di molto la durata del patrimonio». A quella dei consulenti del lavoro che aveva già ottenuto l’approvazione dei ministeri vigilanti infatti, si sono aggiunte quelle dell’Inarcassa e della cassa forense che hanno ottenuto il via libera.
Il prossimo passo, spiega Brambilla, sarà la circolare per la redazione dei nuovi bilanci trentennali e cinquantennali, «che emaneremo entro dicembre». Questi bilanci terranno conto delle riforme intervenute e quindi per diverse casse la situazione dovrebbe tornare in zona sicurezza. Dove invece i parametri di legge non fossero ancora rispettati bisognerà intervenire, ma per uscire dal guado bisognerà «aumentare le aliquote contributive che «oggi sono intorno al 10% mentre la media europea è del 20-22%. Gradualmente, quindi, bisognerà alzarle, altrimenti non si potranno pagare pensioni dignitose».
Bisognerà anche incrementare le annualità per la base di calcolo della pensione: «Non si possono più considerare gli ultimi 10-15 anni di retribuzione, bisogna andare verso l’intero periodo lavorativo », secondo un meccanismo che quindi si avvicina al contributivo, un sistema al quale sono già passate le casse dei commercialisti e dei ragionieri. e rivedere i coefficienti di calcolo per considerare l’allungamento della vita media.
Brambilla incontrerà i vertici delle casse di più recente istituzione, quelle per le quali, in prospettiva, il problema non è l’equilibrio di bilancio, ma assicurare delle «pensioni adeguate» ai propri iscritti. Si tratta di Eppi (periti industriali), Enpab (biologi), Enpap (psicologi), Enpapi (infermieri), Enpaia (periti agrari e agrotecnici).
L’esperienza delle casse privatizzate è stata «positiva» secondo il presidente del Nucleo, ma ora è venuto il momento di una messa a punto: non sono più sostenibili contributi bassi e alti rendimenti. La legge poi, prevede la possibilità di accorpare più enti se questi risultano mal gestiti dal punto di vista economico. Ogni cassa ha infatti una propria burocrazia e le sue proprie spese di gestione che molte volte risultano eccessive.