ROMA – Il governo e i comuni tornano in ginocchio da Equitalia. E ci tornano per almeno altri sei mesi. Nel pacchetto di norme per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione spunta anche una proroga di sei mesi, concessa ai comuni, per il recupero coattivo dei crediti attraverso Equitalia.
Provvedimento “a sorpresa” che arriva quando molti comuni sono nel periodo elettorale tra primo turno e ballottaggio e più di un candidato sindaco proprio su Equitalia addio ha impostato la sua campagna elettorale. Invece, ora, la soglia per diventare autonomi da Equitalia nella riscossione dei tributi passa dal 30 giugno 2013, al primo gennaio 2014.
Conseguenza anche dei tempi contingentati in cui il governo lavora: per la conversione del decreto c’è tempo fino al 7 giugno. Una settimana, ovvero una corsa contro il tempo. Il perché si sia arrivati alla proroga lo spiega in modo chiaro Gianni Trovati sul Sole 24 Ore:
Il problema è il solito, cioè quello dell’addio di Equitalia ai circa 6mila Comuni con cui lavora: ora è previsto per il 1° luglio, ma già dal 20 maggio l’agente nazionale ha chiesto agli enti di non inviare più nuovi ruoli perché le possibilità di incassare prima della «cessazione dell’attività» (così si esprime la legge) erano praticamente nulle. Un bel problema, con un paradosso in più per la Tares: con il decreto pagamenti si è sbloccato il calendario delle rate per evitare ad aziende di igiene urbana e Comuni una crisi di liquidità in grado di bloccare la raccolta dei rifiuti in molte città, e con l’inciampo su Equitalia si finisce per impedire a molti di questi Comuni di raccogliere le stesse entrate.
L’alternativa alla proroga, insomma, era la paralisi nella riscossione. Quindi altri sei mesi di Equitalia. E pure “per favore”.
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