Esselunga non si vende: Marina e Giuliana Caprotti chiudono la porta ai cinesi Esselunga non si vende: Marina e Giuliana Caprotti chiudono la porta ai cinesi

Esselunga non si vende: Marina e Giuliana Caprotti chiudono la porta ai cinesi

Esselunga non si vende: Marina e Giuliana Caprotti chiudono la porta ai cinesi
Esselunga non si vende: Marina e Giuliana Caprotti chiudono la porta ai cinesi

MILANO – L’Esselunga non si vende. Marina e Giuliana Caprotti vanno dritto al punto mettendo nero su bianco quanto era già filtrato nei giorni scorsi. Dopo le indiscrezioni sull’offerta da 7,5 miliardi dei cinesi di Yida Investment Group, la figlia minore e la vedova del fondatore, Bernardo Caprotti, che da lui hanno ereditato il 70% della holding di controllo Supermarkets Italiani, hanno scritto a quadri e dirigenti del gruppo in modo da non lasciare dubbi: “In relazione ai recenti articoli di stampa desideriamo precisare a tutti Voi che l’Azienda non è in vendita”.

Un orientamento diverso da quello dei fratelli, Giuseppe e Violetta, che invece punterebbero a disimpegnarsi. Il comportamento degli ultimi mesi delle due donne a cui Caprotti ha lasciato, col suo testamento, il controllo del gruppo però lasciava pochi dubbi. Ad aprile, all’inaugurazione del primo Superstore Esselunga a Roma, Marina Caprotti ha debuttato come padrona di casa, ricordando a tutti che l’apertura nella capitale di fatto coronava un sogno del padre.

Marina e la madre hanno da aprile più presa sulla governance: Giuliana Albera Caprotti è presidente onoraria della holding a cui fa capo il marchio Esselunga, la figlia è vicepresidente. Una strategia di presa in carico della gestione del gruppo (capace di fatturare nel 2016 7,5 miliardi) che collide con ipotesi di vendita, pur ipotizzate dallo stesso Caprotti nel suo testamento, dove vedeva il futuro del suo gioiello con “una collocazione internazionale”, indicando come partner industriale ideale l’olandese Ahold.

La sua morte a settembre però aveva messo in stand by la vendita, facendo restare nel cassetto anche le offerte da 6 miliardi dei fondi Blackstone e di Cvc. Il futuro dell’Esselunga è quindi ancora saldamente nelle mani degli eredi del fondatore. Oltre la moglie Giuliana Albera e la figlia Marina (che appunto hanno circa il 70% della holding) ci sono anche i figli di primo letto Giuseppe e Violetta, che hanno la partecipazione di minoranza, anche in Villata Partecipazioni, che ha in pancia gli immobili del gruppo.

Tra le indiscrezioni di stampa c’è anche l’ipotesi che Marina e la madre mirino a liquidare le minoranze col supporto di un fondo di private equity.

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