Eurogruppo a Italia: “Correzione 0,5% Pil a marzo”. Padoan: “No manovra bis”

Eurogruppo a Italia: "Debito preoccupa, serve correzione 0,5% Pil a marzo"
Il ministro dell’Economia tedesco. Wolfgang Schaeuble, e quello italiano, Pier Carlo Padoan

BRUXELLES – L’alto debito italiano resta motivo di preoccupazione per l’Unione europea. “Lo sforzo strutturale dell’Italia per il 2015 sarà dello 0,1% del Prodotto interno lordo, mentre il braccio preventivo del Patto di Stabilità richiede lo 0,5% del Pil. Su queste basi, misure efficaci sarebbero necessarie per consentire un miglioramento dello sforzo strutturale”. E’ quanto chiedono i ministri dell’economia europei al termine dell‘Eurogruppo tenutosi a Bruxelles e dedicato all’esame delle bozze di bilancio 2015. Anche se secondo il ministro italiano dell’Economia Pier Carlo Padoan da Bruxelles non è arrivata “alcuna richiesta di manovra bis”. La legge di stabilità 2015, assicura il ministro, “attuata in modo efficace rilancerà l’economia italiana”.

“Mentre riconosciamo che circostanze economiche eccezionali e inflazione molto bassa hanno complicato il target di riduzione del debito e il rispetto della regola – si legge nel comunicato dell’Eurogruppo- l’alto debito resta motivo di preoccupazione” e servono “misure efficaci per migliorare lo sforzo strutturale”.

L’Eurogruppo spiega che

“accoglie con favore gli impegni dell’Italia di attuare le misure necessarie per assicurare che il bilancio 2015 rispetterà le regole del braccio preventivo di Patto di Stabilità e Crescita e l’impegno a utilizzare i redditi inattesi o i risparmi delle spese impreviste per il 2015 e di aumentare lo sforzo per le privatizzazioni per correggere le debolezze strutturali dell’economia e incoraggiare l’attuazione dell’ambiziosa e ampia agenda di riforme”.

L’Eurogruppo inoltre “concorda con la valutazione della Commissione che la bozza di bilancio dell’Italia per il 2015 rischia di non rispettare le indicazioni del Patto di Stabilità”.

Al termine della riunione il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha precisato che i sette Paesi dell’area euro, fra cui l’Italia, che rischiano di non rispettare le regole del Patto di Stabilità e Crescita nel 2015 dovrebbero prendere “tempestivamente le misure aggiuntive necessarie” per conformarsi alle indicazioni. Per Italia, Francia e Belgio, ha ribadito, “ci sarà una nuova valutazione a marzo”.

Si sposta dunque a marzo la partita: per l’Italia potrebbe riguardare pochi decimali di punto percentuale (0,2-0,3% del pil, pari a 3-5 miliardi di euro) a patto che funzioni tutto il resto.

Ma il premier Matteo Renzi non si scompone e dalla Convention dei Giovani Democratici, torna a punzecchiare le istituzioni europee:

“Noi stiamo facendo una battaglia sull’Europa che non è sullo “zero virgola” ma è di impostazione ideologica e filosofica. Rispettiamo gli accordi, ma l’Europa prima di essere contratto è una comunità: non può essere solo un insieme di vincoli e di spread”.

Forte anche dell’elogio del ministro dell’economia tedesco Wolfgang Schaeuble, che ha apprezzato il suo piano di riforme:

“L’Italia – ha detto Schaeuble –  ha approvato una riforma notevole del mercato del lavoro. La Commissione ha proposto di dare più tempo (per sforzi sui bilanci, ndr) ad alcuni Paesi, e il tempo deve essere usato”.

Un’evidente correzione di tiro all’indomani delle parole di Angela Merkel, che domenica aveva liquidato come “insufficienti” le riforme di Italia e Francia, ricordando che non erano state promosse ma rimandate alla verifica di primavera.

Parole, quelle di Scheuble che hanno convinto persino la cancelliera a fare marcia indietro che tramite il suo portavoce, Steffen Seibert, ha fatto sapere che Berlino ha “rispetto per le riforme portate avanti in Italia, per le quali occorre coraggio e rispetto alle quali sono grandi le difficoltà interne”. Il Jobs Act è stato definito “un primo passo importante” per il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro italiano, aggiungendo che “non tocca al governo tedesco dare consigli ai vicini o ai partner su come rispettare ciò che è stato stabilito a livello europeo”.

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