ROMA – Evasione fiscale: il “nero” italiano vale il 17% sul Pil, media Ue al 15%. I dati sulla “tax compliance” europea, recentemente pubblicati dal Centro studi “ADB” di Krls Network of Business Ethics, hanno giustamente colpito per il triste primato assegnato all’Italia, il cui indice di fedeltà fiscale (tax compliance) è sceso di più di 17 punti, passando dal 28,9% all’11,4%. L’evasione fiscale è aumentata del 2,3% nei primi 11 mesi del 2013. Lo studio, però, offriva l’opportunità di verificare oppure smentire qualche luogo piuttosto comune, come per esempio la nostra inveterata renitenza fiscale al cospetto dei virtuosi partner europei, per esempio sul sommerso, tutta quell’area di produzione di reddito in nero che sfugge ai controlli: bene, il sommerso europeo ha una media del 15% sul Pil, l’Italia ha il 17% di media, con il Nord al 13% e il Sud al 27% (dato che si riflette su un Pil di gran lunga più ristretto).
Riccardo Ruggeri su Italia Oggi aggiunge meritoriamente questa lettura (non siamo i soli brutti sporchi e cattivi d’Europa), segnalando la necessità di guardare con attenzione i dati che distinguono 5 tipologie di evasione: sommerso civile, sommerso criminale, evasione delle società di capitali, evasione delle Big Company, evasione dei lavoratori autonomi (partite iva) e piccole aziende padronali. E’ qui che si vede come l’evasione più diffusa riguardi le grandi imprese, che si intestano un terzo dell’evasione totale. Ma tornando al nero italiano, secondo Ruggeri, bisognerebbe comprendere come uno zero di evasione fiscale assoluto non esiste (è fisiologica) e come base di partenza bisognerebbe adottare il livello più basso, il 7% dei probi svedesi e ricominciare daccapo nell’instaurare un rapporto di fiducia fra Stato e cittadini (e uno Stato magro fa meno fatica ad ottenerla).
Purtroppo, il Governo Monti, con le sceneggiate di Cortina, di Capri, le folli leggi sulla nautica, i ridicoli blitz del sabato sera, il fermo per strada di automobilisti in funzione della cilindrata, al fatto che si doveva partire dall’alto (lo Stato cominci a pagare i suoi debiti e i suoi Fornitori e poi esiga il pagamento delle imposte) è stato un disastro (annunciato). Non facciamo più l’errore di portare al vertice dello Stato dei «prufesur» o dei «consulenti»: lasciamoli alle loro tranquille attività intellettualmente speculative. Costoro, accoppiandosi con gli alti burocrati, fra il 2011-2012 hanno distrutto un tessuto imprenditoriale impressionante, e alla fine le tasse non le hanno neppure riscosse, per l’ovvio fallimento degli «evasori». C’ è voluto il solito Magistrato (chapeau al giudice di Milano Carlo De Marchi) per spiegare al Ministro dell’Economia e all’Agenzia delle Entrate l’idiozia del loro approccio. (Riccardo Ruggeri, Italia Oggi)
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