“Amici” lo lasciano, in Borsa il crollo: Facebook e la crisi del settimo anno

(Foto Ap)

ROMA – La crisi del settimo anno è arrivata per Facebook. Gli “amici” lo lasciano, la pubblicità non cresce e il titolo crolla in Borsa. Le azioni sono passate dai 42 dollari dell’ipo iniziale ad appena 25 dollari, dopo i disastri al Nasdaq. E mentre l’impero di Facebook sembra vacillare, arriva chi ricorda le previsioni/profezie sulla sua caduta. Facebook  ha un giro d’affari di appena 3,7 miliardi di euro, contro il 40 miliardi di Google, quasi un miliardo di utenti.

Era il 15 giugno 2011 quando Tim Warstall, lo studioso dell’Adam Smith Institute di Londra, disse: “Facebook continua ancora a crescere in pagine visitate e numero degli utenti. Ma come dimostrano i nuovi dati, sembra che ci sia una sorte di limite a questa crescita: e i limiti non sono il numero delle persone del pianeta o il numero delle ore che possiamo dedicarci al giorno”. Il limite di Warstall è che la gente “l’ha usato, l’ha provato e ha concluso: uhm, grazie no, non fa per me. E questo è proprio quello che Facebook, Mark Zuckerberg e i vari azionisti non vorrebbero che si scoprisse alla viglia della quotazione”.

David Kirkpatrick, il più accreditato studioso in materia, dice a Repubblica che la crisi di Facebook è solo passeggera: “Credetemi: in tre, cinque anni Facebook sembrerà un altro mondo. Internet evolve continuamente, i sistemi sono sempre più fluidi: e magari tra qualche anno non lo chiameremo più neppure social forum. Facebook è ormai un mezzo di comunicazione a tutto tondo: e probabilmente solo il sorgere di un altro mezzo di comunicazione potrà soppiantarlo. Voi ne vedete all’orizzonte qualcuno?”. Insomma la crisi del settimo anno, per ora, potrebbe presto passare.

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