Fatturi duemila, paghi cento d’affitto: la dura vita dei padroni delle spiagge

ROMA-Con la tua azienda fatturi due miliardi di euro l’anno. Fatturi, e supponiamo che quanto fatturi sia davvero quel che incassi e guadagni perché dichiari al fisco fino all’ultimo euro. Il terreno su cui sorge la tua azienda non è tuo e, nel caso della tua azienda, il terreno è tutto o quasi. Infatti è una spiaggia e tu fai il gestore, il padrone di uno stabilimento balneare. Per quel “terreno”, per quella condizione senza la quale la tua azienda e attività non esistono, paghi di affitto il cinque per cento di quanto fatturi: anzi un filo di meno, 97 milioni di euro l’anno che versi al proprietario, cioè al Demanio, allo Stato. Un buon affare, non c’è che dire: chi riesce a pagare d’affitto solo il 5% del suo fatturato? Eppure ti lamenti, piangi miseria. E infatti il governo ti ascolta. Per darti sicurezza e sollievo il governo ti garantisce che andrà così per altri novanta anni. Stai tranquillo per la vita, la tua e quella di tuo figlio e pure tuo nipote. E’ la storia triste e vera di circa 25mila italiani “sfortunati” che tirano la vita con i denti affittando ombrelloni, sdraio, cabine e ingressi allo stabilimento. Un’attività da poveracci e infatti solo il nove per cento dei 25mila dichiara redditi sopra i 30mila euro l’anno. Con i quali, miracolo, danno lavoro a centinaia di migliaia di dipendenti. Lo stesso miracolo che si realizza ogni giorno nello stabilimento “medio”: 10 euro al giorno di affitto pagato allo Stato per duemila metri quadri, cento ombrelloni e un ristorante. Per pagare l’affitto basta e avanza l’incasso di un solo ombrellone, senza sdraio e lettini. Gli altri novantanove più il ristorante non danno certezza né tranquillità. Ma ora, almeno, chi fa questa dura vita sa che per 90 anni gli ombrelloni saranno fissi, intoccabili e secolarmente suoi, compresa la spiaggia ovviamente. C’è il tempo per risparmiare qualcosina.

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