NEW YORK – La Federal Reserve, da ottobre, smetterà di pompare aiuti al sistema dell’economia Usa. Smetterà di stampare moneta in più con la finalità precisa di sostenere la ripresa Usa e chiuderà il piano di acquisto degli asset.
Lo spiega il presidente della Fed, Janet Yellen, precisando però che per i tassi la parabola potrebbe essere diversa. I tassi, infatti, aggiunge Yellen, “potrebbero crescere prima delle attese se i progressi economici e sul mercato del lavoro saranno più rapidi del previsto”. Al contrario, se i progressi “dovessero essere più lenti, l’aumento dei tassi potrebbe accadere più tardi delle attese”.
Presto o tardi è comunque questione di mesi: i tassi Usa sono destinati a salire proprio mentre in Europa la Bce c0ntinua a ripetere che quelli europei resteranno bassi a lungo. Ma è possibile tutto questo? In teoria sì, a patto che il dollaro si deprezzi, e non di poco. Scenario tutt’altro che probabile.
Secondo Yellen l’economia Usa “ha compiuto considerevoli progressi” dal punto di vista del lavoro ma ‘‘resta ancora significativa una sotto utilizzazione delle risorse”. Perché spiega poi il presidente Fed, una ripresa completa del mercato del lavoro resta difficile data la ”profondità dei danni” causati dalla recessione.
”Significativi fattori strutturali hanno avuto impatto sul mercato del lavoro, incluso l’invecchiamento della popolazione e altri trend demografici”, quali la ‘polarizzazione’, ovvero la riduzione dei posti di lavoro con competenze medie.
MARIO DRAGHI: POLITICA BCE NON PUO’ SOSTITUIRE LE RIFORME
Janet Yellen ha parlato durante il summit annuale di Jackson Hole in Wyoming, negli Stati Uniti, in cui si riuniscono i principali banchieri centrali del mondo. All’incontro era presente anche Mario Draghi, il quale ha ribadito che “la Bce farà la sua parte, anche usando strumenti non convenzionali”. Il numero uno della Bce, è tornato però a fare pressioni sui singoli stati perché approvino riforme che favoriscano la creazione di posti di lavoro. Riforme che, haspecificato Draghi, non competono alla Banca centrale europea.
Il numero uno della Banca Centrale Europea ha ricordato i molteplici effetti negativi della crescita dei senza lavoro. Il primo è quello dei disoccupati, ”’una tragedia che ha effetti durevoli ”’sulle loro capacità di generare reddito. L’effetto negativo è anche su coloro che un lavoro lo mantengono poiché cresce ”’l’insicurezza ”’ e si mina ”’la coesione sociale”. Poi per gli stati, poichè pesa sui conti pubblici e danneggia le prospettive politiche.
Infine sulla prospettive inflazionistiche ”’a breve e medio termine “influenzando l’azione delle banche centrali. E, anche quando non ci sono rischi alla stabilità dei prezzi”, ha spiegato Draghi, ”’ma la disoccupazione è alta e la coesione sociale minacciata, allora immancabilmente cresce la pressione sulle banche centrali per trovare una risposta”.
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