Fiat, dietrofront su Newco Pomigliano. Fiom: “Uno stratagemma”

TORINO – Un progetto annunciato, partito e poi chiuso dopo appena due anni e mezzo. Tanto è durata la “vita” della newco Fabbrica Italia Pomigliano, nata a luglio 2010 per fare ripartire lo stabilimento campano con un nuovo modello produttivo e organizzativo.

E’ la soluzione escogitata dal Lingotto, prima ancora dell’esito del referendum, per stare fuori dal sistema confindustriale con un proprio contratto e per garantire che lo stabilimento campano, a cui è destinata la produzione della nuova Panda, funzioni. ”Uno stratagemma” lo definisce la Fiom.

La decisione, in effetti, può essere letta come un ripensamento, una marcia indietro della Fiat rispetto a una scelta presentata allora come moderna e innovativa, nonostante lo scarso entusiasmo iniziale degli stessi sindacati firmatari delle intese.

In realtà il quadro in cui la casa torinese opera è oggi cambiato: i lavoratori del gruppo Fiat hanno un loro contratto che recepisce le intese firmate e lascia fuori dalla fabbrica chi non le ha sottoscritte. Le ragioni della newco appaiono quindi in un certo senso superate.

La cancellazione del modello ideato nel 2010 ha però anche una ragione pratica. La riunificazione dei due rami d’azienda consente infatti di allungare il periodo di cassa integrazione straordinaria per i 1.400 lavoratori ancora fuori dalla fabbrica: la cig non sarà più per cessazione di attività ma per riorganizzazione e quindi potrà essere prolungata, magari con un sistema di rotazione tra chi è dentro e chi ancora non era stato riassunto.

Un altro problema che il Lingotto avrebbe dovuto affrontare è la riassunzione entro maggio, su ordine del tribunale, di altri 126 iscritti della Fiom in aggiunta ai 19 già imposti. Anche su questo punto e sulle procedure di mobilità annunciate dall’azienda sembra piu’ facile trovare una soluzione. Si puo’ quindi ipotizzare un miglioramento del clima sindacale una minore conflittualità tra la Fiat di Sergio Marchionne e il sindacato guidato da Maurizio Landini.

Le prime dichiarazioni della Fiom sulla fine della newco non lasciano ben sperare, ma molte cause legali intentate potrebbero non avere più ragione d’essere. ”Il rischio – sostengono i metalmeccanici della Cgil – è che si attui una nuova forma di discriminazione, lasciando in cassa integrazione tutti gli iscritti alla Fiom”. Il fatto che un sindacato come la Fismic campana spinga verso l’ipotesi rotazione lascia pensare che la strada non è già segnata e che si aprono spiragli per un diverso clima nei rapporti sindacali.

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