Fiat, licenziamenti e linea dura di Marchionne. Sacconi e Marcegaglia solidali. Ma paga? A Melfi, Torino e Jesi si accende la protesta

Quattro licenziamenti in due giorni.  Scioperi a Melfi, Torino e Jesi. Malcontento in quasi tutti gli stabilimenti italiani. Tra la Fiat e gli operai qualcosa sembra essersi rotto anche perchè il Lingotto, dopo l’investimento su Pomigliano, ha decisamente optato per la linea dura. E i lavoratori, in maggioranza non soddisfatti per quello che giudicano un accordo “capestro” per portare la Panda a Pomigliano sono in agitazione.

Sergio Marchionne, però, va avanti per la sua strada e anche sui licenziamenti Fiat incassa la solidarietà del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Due giorni fa un operaio è stato licenziato perchè utilizzava la mail aziendale per diffondere volantini di solidarietà degli operai polacchi alla Fiom di Pomigliano. Mercoledì l’annuncio del licenziamento di altri tre operai, colpevoli di  di aver “ostacolato il percorso di un carrello robotizzato durante un corteo interno”.

Per Sacconi, però, i licenziamenti sono giusti. Secondo il ministro, infatti, ”ci sono stati episodi che, se veri, sono gravi, non si puo’ impedire ad altri di lavorare e impedire ai semi lavorati di circolare. Mi auguro che siano gli ultimi fuochi di un mondo che si esaurisce e che la lettera della Fiom significhi che dopo la tempesta possa tornare il sereno”.

Ancora più esplicita la Marcegaglia: ”Le regole vanno rispettate, ed in questo caso mi pare si tratti di vere e proprie iniziative di sabotaggio. Il diritto di sciopero e’ sacrosanto, ma si sono superati i limiti”, ha detto la leader degli industriali, ribadendo ”l’auspicio che prevalga il dialogo”.

Radicalmente diverse le valutazioni che vengono dal sindacato e dal mondo della sinistra. Per Gianni Pagliarini, responsabile Lavoro del PdCI, “il caporale Marchionne va fermato. Questi sono licenziamenti scandalosi, che gridano vendetta e che vanno rispediti al mittente. Chi parla di licenziamenti per presunta ‘giusta causa’ ha una faccia da bronzo e fa di tutto per gettare fango su chi non ha firmato l’intesa di Pomigliano”.

Giudizio negativo anche  Guglielmo Epifani: ‘Lo dico con misura, sta sbagliando strada e prima se ne accorge e meglio e’. C’e’ il rischio di una radicalizzazione, una situazione che non va bene ne’ per i lavoratori, ne’ per l’azienda, ne’ per il Paese”.

E nelle fabbriche si accende la protesta.  A Melfi sono ancora nei pressi della fabbrica i tre operai licenziati e in giornata  dovrebbero arrivare anche dirigenti ed ex dirigenti nazionali della Fiom, come Giorgio Cremaschi e Gianni Rinaldini, oltre al responsabile del settore auto dell’organizzazione, Maurizio Landini. Quest’ultimo partecipera’ domani al corteo che percorrera’ le strade di Melfi e raggiungera’ Porta Venosina: sono previste otto ore di sciopero alla Fiat-Sata e nelle fabbriche dell’indotto.

Si protesta, per motivi diversi, anche a Jesi e Torino. A Jesi ‘Lo sciopero e’ stato indetto per protestare – ha dichiarato Vincenzo Gentilucci, segretario della Uilm di Ancona – contro il no della Fiat al pagamento del premio di risultato sul quale il sindacato non e’ stato mai chiamato a confrontarsi. Obiettivo che, quindi, non e’ stato condiviso ne’ tantomeno monitorato. Si perde cosi’ salario in piu’, oltre a quello gia’ perso tramite l’intervento della Cassa integrazione straordinaria, e questo non puo’ essere tollerato”.

A Torino sono cominciate le mobilitazioni dei lavoratori Fiat contro il mancato accordo sul premio di risultato. Sono in corso scioperi all’ex Iveco, a Mirafiori, alla Magneti Marelli e alla Itca. Secondo quanto riferisce la Fiom, alla Powertrain di Torino Stura circa 800 lavoratori sono usciti dallo stabilimento e stanno effettuando un corteo. L’adesione allo sciopero e’ di oltre il 90%. Alle Carrozzerie di Mirafiori, dove lo sciopero e’ organizzato dalla sola Fiom, l’adesione e’ del 70% e si e’ svolto un corteo interno allo stabilimento.

Alla Magneti Marelli di Rivalta (Torino), sempre secondo i sindacati, l’adesione e’ del 90%, mentre alla Itca di Grugliasco, alle porte del capoluogo, le mobilitazioni inizieranno tra la fine del primo turno e l’inizio del secondo. Una fermata di 2 ore a fine turno e’ stata inoltre indetta da Fim, Uilm e Fismic in tutti gli stabilimenti del gruppo. ”L’atteggiamento di totale chiusura della Fiat – commenta Federico Bellono, segretario generale della Fiom torinese – ha come conseguenza un aumento della conflittualita’. E’ un segnale che la Fiat dovrebbe cogliere, perche’ il rilancio dell’azienda passa anche attraverso la capacita’ di dare risposte alle aspettative dei lavoratori. I lavoratori non capiscono la Fiat – conclude Bellono – e l’azienda non comprende i lavoratori, e’ interesse di tutti che questo solco non si allarghi”.

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