Fiat, Marchionne: "L'Italia come gli Usa, ma cambi atteggiamento"

VENEZIA, 4 GIU – ''Quanto e' avvenuto negli Usa deve essere letto in Italia in modo positivo. Se e' possibile farlo la', e' possibile farlo anche qui. Deve cambiare pero' l'atteggiamento''. E' un messaggio chiaro quello che, da workshop del Consiglio per le relazioni Italia-Stati Uniti a Venezia, di cui e' presidente, l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, manda al Paese, dopo la festa nella fabbrica Chrysler. Al manager del Lingotto risponde il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: ''Marchionne chiede un atteggiamento piu' favorevole dell'Italia, sapendo peraltro che il governo, Regioni, Enti Locali, sindacati riformisti hanno garantito sempre le condizioni piu' favorevoli. Gli si oppongono, in una non originale sintonia, il sindacato conservatore, settori ideologizzati della magistratura e ambienti delle borghesie bancarie''. Del tutto diverso il tono del commento di Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom: ''Le parole volano, gli scritti restano. Se vuole fare come negli Usa, Marchionne scriva accordi anche per l'Italia, con il governo e le parti sociali''. ''Ieri la gente ringraziava per quello che e' stato fatto, invece di insultare'', incalza Marchionne, che nell'Isola di San Clemente, nella Laguna di Venezia, arriva direttamente dagli Usa. Con lui c'e' il presidente del Lingotto John Elkann: ''Il messaggio per l'Italia – concordo – non puo' che essere positivo. La presenza Fiat e' importante e non si ridimensionera', anzi uscira' rafforzata''. L'Ad della Fiat, inevitabilmente stanco ma in forma, spiega che la fusione con Chrysler ''non e' una priorita' quest'anno, cosi' come non lo e' il trasferimento del quartiere generale''. ''Non e' cambiato niente – afferma – il problema non e' sulla mia scrivania. La vera questione e' lavorare sull'integrazione e la leadership. Dobbiamo fare dei cambiamenti a breve, sara' un'estate molto impegnativa. Dobbiamo trovare una soluzione per la corporate governance che tenga presente che abbiamo una grande entita' negli Stati Uniti che produrra' nel Paese tante auto quante la Fiat ne produce nel mondo''. Marchionne, dopo aver festeggiato la restituzione del debito al governo americano con sei anni di anticipo, ha gia' posto un altro tassello nella scalata della casa di Detroit, di cui ora detiene il 52%: giovedi' ha presentato un'offerta al governo canadese per acquistare la sua quota pari all'1,7%, valore circa 125 milioni di dollari. Poi, tra ottobre e novembre arrivera' l'ultimo 5% gratuito, quando sara' omologata l'auto Chrysler a basso consumo con tecnologia Fiat. Piu' lunghi, invece, sembrano i tempi per l'accordo con Veba, il fondo gestito dal sindaco Uaw, che detiene il 41%. ''Se ci sara' l'intesa – spiega Marchionne – la quotazione della casa Usa non sara' necessaria''. Nessuna operazione legata alla 'scalata' di Chrysler richiede risorse al momento e, per questo, non c'entra nulla un'eventuale quotazione della Ferrari, per la quale ''bisogna trovare i tempi giusti''. In Italia i problemi ancora aperti riguardano anche il fronte Confindustria. ''Nessuna ostilita' – chiarisce Marchionne – ma bisogna salvaguardare l'industria Fiat e assicurare che il piano industriale venga rispettato. L'appartenenza a Confindustria non puo' indebolirci. Capisco le ragioni storiche ma la Fiat viene prima di tutto''. Gli risponde subito il vice-presidente Alberto Bombassei con delega alle relazione industriali, che dice di raccogliere la sfida su contratti validi per tutti se approvati dalla maggioranza: una modernizzazione da portare avanti con il Lingotto cosi' che ''alla luce di queste considerazioni, riteniamo che l'appartenenza a Confindustria non indebolisca Fiat, anzi la rafforzi''. Lo sguardo di Marchionne e' rivolto anche al mercato dell'auto (non una svolta, quella di maggio, m a ''un'inversione di tendenza'' dopo 13 mesi consecutivi negativi) della collaborazione con la giapponese Suzuky che ''andra' avanti sia sui motori sia sullo sviluppo delle piattaforme'' e dell'investimento da 1,1 miliardi in Russia, ''piu' basso del previsto perche' sono inferiori le prospettive del mercato, ma la produzione iniziale di 120 mila auto potra' crescere in futuro''.

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