Fiat. Marchionne: “Raddoppio produzione auto e scorporo Iveco e Cnh”

Pubblicato il 21 Aprile 2010 - 16:57 OLTRE 6 MESI FA

Sergio Marchionne

Il futuro di Fiat? Raddoppio della produzione delle auto, scorporo di Iveco, Cnh e parte di Powertrain in una società che chiamerà Fiat Industrial e difesa delle origini italiane della casa automobilistica. Su questi punti si basano le prospettive e le previsioni dell’amministratore delegato Sergio Marchionne annunciate oggi durante l’incontro con gli analisti finanziari.  Ma Marchionne ha anche affrontato altri temi come l’andamento del mercato e degli aiuti statali.

«Senza gli incentivi si prevede un calo delle vendite auto in Italia del 30%» ha detto Marchionne illustrando agli analisti i risultati del primo trimestre 2010 del gruppo Fiat. «È stato un trimestre anomalo – ha aggiunto Marchionne – in cui abbiamo continuato a beneficiare ancora degli incentivi. Nell’anno prevediamo però un calo del 15% del mercato in Europa, mentre in Italia senza incentivi le vendite scenderanno del 30% nel secondo semestre dell’anno».

Il gruppo Fiat lancerà nei prossimi 5 anni in Europa 34 nuovi modelli ha annunciato Marchionne, precisando che a questi si aggiungeranno 17 restyling. Di questi due terzi saranno realizzati da Fiat e un terzo da Chrysler. Entro il 2014 Fiat e Chrysler venderanno in Italia 6 milioni di auto, «il minimo richiesto per essere un global player competitivo». Con il progetto “Fabbrica Italia”, il gruppo Fiat prevede di raddoppiare la produzione di auto in Italia, portandola dalle 650.000 unità del 2009 a 1,4 milioni di auto nel 2014, oltre a 250mila veicoli commerciali. Secondo i piani presentati da Marchionne, il 65% della produzione verrà esportato, contro il 40% del 2009. Fiat si impegna anche a investire in Italia i due terzi del totale previsto di 26 miliardi di euro, oltre a 4 miliardi di spese di ricerca e sviluppo.

Per arrivare a queste cifre Fiat chiede d’altro canto la piena utilizzazione degli impianti, il rigoroso contenimento del costo del lavoro, la flessibilità nella risposta ai bisogni del mercato, l’accesso a periodi temporanei di messa a riposo durante la fase di industrializzazione. Si tratta, conclude, «di un nuovo modello di lavoro basato su un impegno congiunto per il futuro. Ci vogliono almeno 4 anni per tornare ai livelli della domanda sul mercato europeo uguali al 2007. Questo significa che è necessario trovare una migliore integrazione tra Fiat e Chrysler per utilizzare al meglio le loro organizzazioni produttive e per i loro prodotti» ha poi aggiunto Marchionne, che ha successivamente indicato: «sono sei i pilastri del piano industriale al 2014: il ritorno dei volumi in Europa ai livelli prima della crisi, un ottimo posizionamento della produzione tra Fiat e Chrysler, la piena integrazione del portafoglio di prodotti tra i due costruttori con Jeep posizionato come marchio globale, Chrysler pienamente integrato in Lancia (esclusa la Gran Bretagna) e Dodge brand di performance nell’area Nafta con nuovi prodotti integrati nel brand Fiat nel tempo». Inoltre è necessario «sviluppare il brand Alfa Romeo come premium per farlo tornare nel mercato Nafta assieme all’alto di gamma Maserati, una crescita del 43% in Brasile sul 2009 a circa 4,3 milioni di unità nel 2014 e circa 2,8 milioni di unità nel resto dell’America Latina nel 2014 (+40% sul 2009) e uno sviluppo di prodotto tra Fiat e Chrysler per un’ottimizzazione dei costi».

«I sei stabilimenti Fiat italiani hanno funzionato ben al di sotto della loro capacità» ha detto poi Marchionne che sempre nel corso dell’investor day ha preannunciato «misure correttive». «Se continuiamo a lavorare così in sotto capacità non siamo sostenibili. Ci vogliono misure correttive. Dobbiamo ristrutturare la base industriale che ci consenta di raggiungere livelli ottimali in ogni stabilimento». «Gli accordi sindacali non sono più adeguati, dobbiamo ridefinirli» ha detto ancora Marchionne.