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Fiat. Pomigliano D’Arco, sì ai 19 operai in mobilità. Respinto il ricorso Fiom

di Warsamé Dini Casali |22 Gennaio 2013 12:35

Pomigliano D’Arco: il giudice dà ragione a Fiat sui 19 in mobilità al posto dei 19 reintegri

ROMA – Fiat manterrà i 19 operai di Pomigliano D’Arco in mobilità, un giudice gli dà dato ragione e ha respinto il ricorso di Fiom. La controversia è nota: Fiat aveva annunciato la mobilità per un numero di operai equivalente al numero di operai iscritti alla Fiom in un primo tempo licenziati e per i quali, invece, la Corte d’Appello di Roma aveva disposto l’obbligo di reintegro sul posto di lavoro. La sentenza riconosceva che i licenziamenti avevano carattere discriminatorio (non si può licenziare perché uno è iscritto alla Fiom).

Nell’ultimo round del match legale tra Fiat e Fiom, il giudice del Tribunale di Roma ha respinto il ricorso presentato dalla Fiom contro le 19 procedure di mobilità annunciate da Fabbrica Italia Pomigliano lo scorso 31 ottobre, e sulle quali non si era trovato un accordo tra azienda e sindacati. Il giudice ha emesso la sentenza questa mattina. Lo si apprende da fonti Fiom.

A proposito della decisione di far scattare la mobilità per far posto ai 19 reintegrati, Sergio Marchionne aveva parlata di “scelta coerente” e addotto motivazioni produttive. “La cassa integrazione è arrivata anche lì. Non c’è lavoro sufficiente, dove metto anche solo un assunto in più? Risponda la Fiom. Ma non accetto lezioni di democrazia” aveva spiegato con una certa determinazione l’ad Fiat.

Dall’altra parte della barricata, invece, la contrarietà alle misure Fiat restava totale. Il 14 gennaio scorso l’ultima occasione per un accordo amichevole, per il quale, però, non esistevano oggettive possibilità di riuscita. Per i sindacati, Fim, Uilm, Fismic e Ugl, non è ammissibile alcuna fuoriuscita a seguito del reintegro dei 19 iscritti alla Fiom imposto dai giudici del lavoro, per l’azienda invece la procedura va avanti.

“Mai un verbale di non accordo – spiegò Giovanni Sgambati, segretario regionale della Uilm – è così importante per la salvaguardia dei lavoratori. L’azienda non può non tener conto delle ragioni della nostra contrarietà alla mobilità, in coerenza con la condivisione dell’accordo del 2010, ribadito il 30 ottobre a Torino”.

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