Fiat, Scajola: “Per Termini Imerese pronti 400 mln”

Claudio Scajola

Per la fabbrica Fiat di di Termini Imerese ci sono sul tavolo 400 milioni. Lo annuncia, in una lettera a Il Giornale, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: «la Regione Sicilia si é già impegnata a investire 300 milioni di euro e il mio ministero potrà aggiungerne altri 100».

Il ministro ha aggiunto che «il governo non si occupa solo di Fiat» e che il ministero sta seguendo «oltre 200 crisi aziendali e settoriali e a quasi 50 abbiamo già trovato una soluzione».

In risposta ad un editoriale di qualche giorno fa del quotidiano milanese (“Perché una Fiat fatta in Sicilia costa di più”), Scajola chiarisce che «é vero che, come afferma la Fiat, costruire un’ auto a Termini Imerese costa da 800 a mille euro in più. Ma Fiat afferma anche che ciò non dipende dai lavoratori, né dagli impianti produttivi, che sono stati recentemente ristrutturati anche ton fondi pubblici. Dipende dalle diseconomie esterne e dalla carenza di infrastrutture, a cominciare dal porto, che obbliga l’azienda a spedire le auto da Catania».

Per il ministro queste diseconomie «possono essere sanate» e in ogni caso – puntualizza – «non vogliamo sostituirci all’azienda. È stato Marchionne ad affermare che in Italia, dove si vendono molte più auto di quante se ne producono, la produzione Fiat è destinata a crescere. Vogliamo capire se questo aumento di produzione potrà avvenire anche in Sicilia».

«Se non sara possibile – fa sapere Scajola – chiediamo che la Fiat, come preannunciato nella riunione Palazzo Chigi del l8 giugno scorso, specifichi quali altri prodotti saranno realizzati nello stabilimento di Termini Imerese». Scajola conclude ricordando che«al ministero stiamo seguendo da mesi oltre duecento crisi aziendalie settoriali e a quasi cinquanta abbiamo già trovato soluzione, salvaguardando oltre 30.000 posti di lavoro. Quanto agli incentivi, ho proposto che nel 2010 quelli all’auto siano rimodulati a decresccre e se ne aggiungano altri per i settori industriali che più hanno subito la crisi».

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