Fiat, Marchionne: “Alternative a Mirafiori, pronti ad andarcene”

Il referendum che deciderà il destino di Mirafiori è imminente. E dal Salone dell’Auto di Detroit, Sergio Marchionne parla con chiarezza: se non ci sarà  il 51% di sì la Fiat investirà altrove, le alternative sono molte, ovunque, Canada o Michigan per esempio. E poi aggiunge alludendo agli apprezzamenti ottenuti in Usa : ”se vinceranno i no, torneremo qui a Detroit a festeggiare”. ”Abbiamo fiducia che prevalga il buon senso”, afferma il presidente del Lingotto, John Elkann.

La Fiom, però, resta sulle barricate e ribatte: ”possiamo vincere la partita”. Incassa la solidarietà della Cgil, ma il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, le chiede di rispettare l’esito del referendum. Il Salone di Detroit è il luogo giusto per annunciare l’aumento al 25% della quota in Chrysler e ribadire che ”ci sono le condizioni per portarla al 51% già entro quest’anno perché le risorse ci sono”, ma anche il probabile ritorno dell’Alfa Romeo in Usa nel 2012.

Dalla cittadina americana, che tanto ama il manager del Lingotto per la rinascita della sua casa automobilistica, però i vertici Fiat lanciano un altro messaggio: nessuna intenzione di vendere a pezzi le società del gruppo. ”Ci teniamo stretto tutto”, chiarisce il presidente John Elkann.

Anzi, ”siamo noi interessati a comprare le attivita’ di camion della Volkswagen”. E Marchionne, che resterà oltre il 2011 alla guida sia della Fiat sia della Chrysler, precisa: ”il discorso e’ chiuso per Ferrari, per Iveco e Alfa Romeo”, quest’ultima sempre corteggiata dalla casa tedesca. Il manager italo-canadese pensa soprattutto a Mirafiori.

‘La Fiat – osserva – si sta sostenendo da sola e si sta assumendo rischi enormi, ha portato un altro costruttore in Italia. Essere trattati così è veramente osceno”. E poi torna a sottolineare le differenze con l’America che apprezza la sua opera. ”Venerdi’ scorso – spiega – ero in Canada a Brampton per lanciare il charger della Chrysler. Ci hanno invitato a investire e aumentare la capacità produttiva. C’è un grande senso di riconoscimento per gli investimenti che abbiamo fatto là. Stanno aspettando di mettere il terzo turno, trovo geniale che la gente voglia lavorare, fare anche il terzo turno. Lavorare sei giorni alla settimana è una disponibilità incredibile, in Europa questo è un problema, Brampton è una possibilità, ma ce ne sono moltissime altre dappertutto come Sterling Heights”.

A Torino, dove rientrano in fabbrica i lavoratori, continua a salire la tensione. Dopo le scritte di domenica, con la stella a cinque punte non cerchiata, ne sono apparse altre contro Marchionne sui muri della città. L’amministratore delegato della Fiat le definisce ”un segno di inciviltà” e torna a ripetere il suo invito a lasciare l’ideologia e la politica fuori dalla fabbrica. Conferma piena condivisione con l’operato di Marchionne la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, mentre per il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, con la vittoria dei no, ”Mirafiori sarebbe la seconda vittima designata dopo Termini Imerese”.

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