Per accedere alla pensione anticipata si può anche sfruttare un beneficio concesso dal datore di lavoro: le novità previste dalla legge.
Gli italiani continuano a guardare con una certa diffidenza ai canali di uscita speciali previsti dalle ultime riforme previdenziali. I requisiti contributivi per la pensione anticipata appaiono in genere poco convenienti e inclusivi. Inoltre bisogna fare i conti con varie penalizzazioni sull’importo dell’assegno finale. In attesa del possibile avvento di una quota 104, a oggi gli uomini possono andare in pensione anticipata a sessantatré anni con 42 anni e 10 mesi di contributi. Mentre per le donne sono necessari 41 anni e 10 mesi.
Nel caso in cui si voglia approfittare del canale di uscita anticipata, bisogna informare il proprio datore di lavoro. Si tratta insomma di presentare di una lettera di dimissioni, rispettando i termini di preavviso previsti dal contratto. La pensione anticipata richiede infatti la cessazione del rapporto di lavoro dipendente, a meno che si voglia continuare a lavorare con un orario part-time mettendo in conto di guadagnare non oltre il tetto consentito per legge.
In realtà, è possibile anche sfruttare un’altra strategia per arrivare alla pensione anticipata: il datore di lavoro potrebbe concedere al lavoratore un quinquennio di contributi “omaggio”. Ciò è possibile grazie alla pace contributiva, con tutti i costi del caso sostenuti dall’azienda.
La pace contributiva è stata reintrodotta per il biennio 2024-2025. Ci sono però alcuni limiti importanti da considerare. Possono accedere alla misura soltanto i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dal primo gennaio 1996 (e che quindi rientrano nel sistema contributivo puro). Il costo del riscatto è proporzionale all’ultimo stipendio e varia in base alla gestione previdenziale di appartenenza.
Per un lavoratore dipendente con una RAL di 30.000 euro, un anno di contributi da riscattare può costare più o meno una decina di migliaia di euro. Il riscatto, secondo quanto previsto dalla legge, può essere pagato in un’unica soluzione o in un massimo di 120 rate mensili (senza interessi).
E qui viene il bello: in alcuni casi, il datore di lavoro potrebbe decidere di sostenere il costo del riscatto dei contributi, utilizzando somme destinate a premi di produzione o altri incentivi, ed ecco come si può arrivare senza pesanti esborsi alla pensione anticipata.
La novità introdotta dalla Legge di Bilancio del 2024 e già sperimentata nel triennio 2019-2021 permette quindi ad alcuni lavoratori di colmare fino a 5 anni di vuoti contributivi. Riferimenti utili sia per il calcolo dell’importo che per arrivare subito alla pensione anticipata. Il riscatto, che di base è a titolo oneroso, può essere coperto in parte o del tutto dal datore di lavoro.
In teoria, il datore di lavoro può contribuire all’esborso per la pace contributiva attraverso i fringe benefit, così come confermato dall’Agenzia delle Entrate con la circolare 5/E del 7 marzo 2024. In questo modo, le aziende (magari quelle che vogliono tagliare il personale) potrebbero favorire il pensionamento anticipato dei loro dipendenti.