Financial Times made in Japan: 1,2 mld, più di Corriere, Rep. Gazzetta insieme

Financial Times made in Japan: 1,2 mld, più di Corriere, Rep. Gazzetta insieme
Financial Times made in Japan: 1,2 mld, più di Corriere, Rep. Gazzetta insieme

ROMA –  Il Financial Times è stato acquistato dal gruppo giapponese Nikkei per 844 milioni di sterline. Dall’accordo restano esclusi il quartier generale londinese del gruppo Pearson nonché il pacchetto del 50% dell’Economist. Ancora poche ore prima della chiusura dell’accordo (c’era in ballo anche il colosso tedesco Axel Springer) la favolosa cifra di un miliardo di euro (superato a 1,2 mld di euro al cambio attuale) era a tal punto ritenuta improbabile (circa 18 volte l’ultimo utile operativo noto di Ft) che più di un analista finanziario della City avrebbe messo in in gioco le parti più nobili se un accordo a quel livello fosse stato firmato.

Un po’ provinciali, abbiamo calcolato che, stante la capitalizzazione del Gruppo Espresso a 427 milioni di euro e Rcs 586 milioni, il quotidiano rosa più famoso al mondo vale un po’ più di Repubblica, Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e frattaglie messi insieme. Vale davvero quella cifra il FT? Si dovrebbe dire di no, assolutamente, se non fosse che per i giapponesi un veicolo informativo di lingua inglese ha un valore strategico che sfugge a una valutazione ragionieristica.

Secondo il New York Times il giornale fondato nel 1888 è finito in “good hands”, i buone mani come recita il titolo. Non la pensa così il concorrente inglese The Guardian che, orgoglioso e un po’ sciovinista, afferma di esser rimasto l’unico quotidiano britannico di livello autocelebrandosi come ultima trincea del giornalismo di qualità nel Regno unito.

Ma perché è finito in buone mani? Intanto perché, sostiene Felix Salmon del NYT, u n quotidiano non è una merce come un’altra e dovrebbe essere controllato da editori puri, organizzazioni attive nel mercato delle news, come Nikkei in effetti è, specializzato nelle notizie finanziarie. E’ più grande del FT, calcolando che produce profitti per 100 milioni di dollari l’anno, sforna 3,1 milioni  di copie (tra digitale e cartaceo) al giorno, contro le 737mila del FT. Comunque un proprietario migliore d Pearson’s, una enorme “global education company” (l’editoria connessa all’istruzione) non focalizzato su business e mission del FT marginali rispetto ai propri interessi core.

 

 

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