Fisco: meno Garante tra le tasse e i contribuenti. Privacy non più blocco ad incrocio dati. Fisco: meno Garante tra le tasse e i contribuenti. Privacy non più blocco ad incrocio dati.

Fisco: meno Garante tra le tasse e i contribuenti. Privacy non più blocco ad incrocio dati.

Inosservato, non visto dai più un recentissimo provvedimento di legge voluto dal governo. Consiste nel togliere, quando si tratta di incrocio dati utile all’interesse collettivo, l’ultima parola al Garante della Privacy. Privacy e relativi Autorità e Garante restano a vigilare sul trattamento dati. Ma avranno una funzione di tutela, non più di blocco. Le amministrazioni pubbliche, compresa l’Agenzia delle Entrate, potranno opporre appunto “l’interesse collettivo” a quello della Privacy. Privacy che passa dunque da muro invalicabile a porta che si apre o chiude a seconda della finalità dell’incrocio e utilizzo dati. Viene stabilito il prevalere dell’interesse collettivo rispetto agli stop eventuali del Garante.

Diminuisce la protezione che proteggeva anche peso fiscale troppo qua e poco là

Con l’applicazione di questo principio di primazia dell’interesse collettivo sul dominio universale della privacy diminuisce la protezione del contribuente. Privacy però che nella sua applicazione fin qui finiva per proteggere anche una distribuzione del peso delle tasse a dir poco squilibrata. Distribuzione del carico fiscale su relativamente poche spalle, le spalle di chi di tasse strapaga.

Il 57% dei contribuenti paga 17 mld e costa 175 mld di spesa

Dati ufficiali relativi al 2019 riportano: il 57 per cento dei contribuenti paga Irpef per 15 miliardi. La stessa platea assorbe 175 miliardi di spesa pubblica sotto forma di welfare, scuola, sanità, salute. In altri termini il 57 per cento dei contribuenti usufruiscono di forme di spesa pubblica in misura di circa dieci volte maggiore di quanto la finanziano. Contro prova negli stessi dati: il 45,9 per cento dei contribuenti paga solo il 2,3 per cento del gettito Irpef.

Più che progressività, figli e figliastri

E’ in Costituzione, e anche in logica e giustizia oltre che in sostenibilità sociale, che le tasse siano progressive. Cioè che percentualmente crescano al crescere del reddito. Ma con questi dati e questa realtà la progressività diventa altro da se stessa, diventa più di mezza Italia che di Irpef paga poco o niente e l’altra scarsa metà che paga doppio se non triplo. E comunque paga da sola. Ogni anno le dichiarazioni dei redditi dichiarano una realtà di redditi che appare assai improbabile se raffrontata col plausibile.

Decine di milioni di contribuenti con redditi dichiarati sotto i 20 mila se non 15 mila euro annui. Ed aliquote Irpef dolcissime ai primi gradini e poi punitive nei gradini superiori. A proteggere l’implausibilità e non di rado l’impenetrabilità di queste dichiarazioni di reddito anche la Privacy. Che adesso resta sul podio dei principi che l’Amministrazione pubblica deve rispettare, ma scende al secondo se non al terzo posto. Dipende da privacy su cosa e perché.

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