FonSai, Ligresti trova i soldi. Ma viene indagato

Salvatore Ligresti (Foto LaPresse)

ROMA – Alla fine la Fondiaria-Sai Assicurazioni di Salvatore Ligresti e famiglia ha trovato i 450 milioni necessari per evitare il tracollo dopo le perdite per quasi un miliardo nel bilancio 2010. Le nuove azioni sono state sottoscritte al 99,5 per cento, mentre le risparmio al 98,7 per cento, grazie anche ad uno sconto di quasi il 40 per cento.

“‘Siamo molto soddisfatti dell’esito dell’aumento di capitale che testimonia l’apprezzamento per le prospettive del gruppo – ha commentato l’amministratore delegato di Fonsai, Emanuele Erbetta – specie alla luce della particolare turbolenza che caratterizza l’attuale momento di mercato”.

Soddisfatte anche Unicredit e Credit Suisse, le banche in prima linea nel salvataggio del gruppo Ligresti che sono riuscite a concludere una ricapitalizzazione difficile, resa ancora più complicata da un mercato in fibrillazione per i timori sui debiti pubblici dell’eurozona.

”L’esito dell’aumento – si commenta dietro le quinte – dimostra la fiducia del mercato per un’operazione di discontinuità rispetto alla vecchia gestione, testimoniata anche da un importante rinnovamento manageriale”. Un rilancio che non sarà facile ma che verrà monitorato da Unicredit, attraverso suoi uomini di peso (come il nuovo direttore generale, Piergiorgio Peluso, o il capo dell’audit, Ranieri de Marchis), che non consentiranno più a Fonsai di piegare gli interessi di tutti i soci a favore di quelli della famiglia Ligresti.

Ma per Ligresti non ci sono sono solo buone notizie: l’ingegnere siciliano è stato indagato dalla Procura di Milano per ostacolo all’attività di vigilanza della Consob. La commissione di Giuseppe Vagas ha avviato contatti con le controparti francesi e svizzere, e, soprattutto, la Procura milanese ha iscritto Ligresti nel registro degli indagati nell’ambito di un’inchiesta sulle trattative dell’autunno del 2010 tra Groupama e la famiglia Ligresti per la cessione di un cospicuo pacchetto di azioni della holding. La cessione in questione vide entrare in scena Vincent Bolloré, che acquistò il 5 per cento del capitale dio Premafin, facendo oscillare notevolmente il titolo in Borsa.

Ora la Procura sta indagando per capire se siano state ostacolate le funzioni di vigilanza della Consob. In particolare nel mirino degli inquirenti è la reticenza di Ligresti nel chiarire alla commissione i passaggi della vicenda. Sarebbero troppi i “non ricordo” di Ligresti in merito ai suoi incontri con i banchieri Alberto Nagel (Mediobanca), Alessandro Profumo (Unicredit), Federico Imbert (Credit Suisse), e con il finanziere Vincent Bolloré.

Ligresti è stato convocato per giovedì 21 luglio in Procura e, nel caso in cui non si presenti o mantenga un atteggiamento reticente, potrebbe andare incontro a una rapida chiusura delle indagini con conseguente richiesta di rinvio a giudizio.

Ma la lente della procura – azionata dagli accertamenti della Consob – potrebbe aprire squarci anche sul tempismo degli acquisti di Bolloré su Premafin, che hanno anticipato di poco l’annuncio degli accordi con Groupama, e dai nomi dei soci occulti della stessa holding, rimasti per 10 anni schermati dietro il Credit Agricole Suisse con una quota del 9% che – sospetta la Consob – potrebbe essere riconducibile ai Ligresti.

Un dubbio alimentato dal nome di Giancarlo De Filippo, uomo vicino all’ingegnere, che sembrerebbe essere tra i beneficiari economici delle quote dell’Agricole. Si trattera’ ora di vedere a che cosa porteranno le indagini che la Procura potrebbe avviare, incluse delle rogatorie all’estero, e se dietro l’operazione con i francesi e l’ingresso di Bolloré in Premafin si nascondano accordi celati al mercato da cui potrebbero scaturire anche l’ipotesi di reato di aggiotaggio.

L’aumento di FonSai si è chiuso con la sottoscrizione del 99,6% delle azioni ordinarie e del 98,7% delle risparmio, quello della Milano ha ottenuto un’adesione del 98,5% per le ordinarie e del 94,4% per le risparmio. Premafin, per mantenere il 35,5% del capitale di FonSai, ha investito 120 milioni, Unicredit ha pagato 36 milioni per il 6,6% e Fonsai, a sua volta, ha investito 210 milioni nell’aumento della Milano, conservando il 62,8% del capitale.

Se Fonsai, chiusa una sofferta ricapitalizzazione, potrà cercare il rilancio, per i Ligresti i problemi sembrano solo agli inizi.

 

 

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