Furio Colombo “furioso” con John Elkann: “Marchionne fa a pezzi la Fiat e lui sceglie di non esistere”

Furio Colombo

L’attacco è frontale e ha come bersaglio il presidente e azionista di maggioranza della Fiat John Elkann. A sferrarlo è Furio Colombo, deputato del Pd, ex direttore dell’Unità ora collaboratore del Fatto Quotidiano e, soprattutto, con un passato (negli anni ’70) da presidente proprio della Fiat Usa.

Scrive Colombo sul Fatto che John Elkann è  il grande assente nei turbolenti giorni che sta vivendo la Fiat. All’azienda, spiega, mancano già due pezzi, colpa della morte di Giovanni e della tragica scomparsa di Edoardo. Poi Colombo affonda:  “Il terzo pezzo manca adesso. E’ l’incomprensibile assenza o silenzio o assenso o innaturale accordo con chi gli sta portando via la fabbrica”.

L’allusione diventa certezza subito dopo: “Parlo dell’attuale presidente e azionista di riferimento della Fiat John Elkann. Perché ha scelto di non esitere mentre si discute di portare via da Torino ciò che resta della Fiat, di portarla subito nella semi-fallita Chrysler?”. Quindi Colombo rincara la dose: “Perché si sente solo la voce fin troppo festosa del sindacalista Bonanni, purtroppo incompetente della portata internazionale di ciò che sta accadendo, o del ministro Sacconi che sta ancora vendicandosi, da ex craxiano, delle sue vecchie ferite”.

Marchionne, continua Colombo, impone “umilianti vessazioni agli operai”. Il contrario del progetto di Gianni Agnelli che voleva, e così decise l’uscita dell’azienda dal nucleare, una “Fiat popolare”. Elkann, secondo Colombo, ha dimenticato la lezione. E il giornalista prova a ricordargliela.

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