Via libera alla fusione Wind Telecom-Vimpelcom. Telenor vota no: “proposta senza senso”

Pubblicato il 17 Gennaio 2011 - 09:34 OLTRE 6 MESI FA

I rappresentanti di Telenor nel cda di Vimpelcom non sosterranno la proposta di fusione dell’operatore russo con Wind Telecom. La nuova proposta per l’acquisizione di Wind Telecom (il gruppo che fa capo a Naguib Sawiris e che controlla l’italiana Wind) da parte della russa Vimpelcom ”ha ancora meno senso” rispetto all’offerta originaria. Lo afferma, secondo quanto riferisce l’agenzia Bloomberg, l’operatore norvegese Telenor, che detiene una quota di circa il 40% dell’operatore russo.

Il cda della russa Vimpelcom ha comunque dato il via libera all’acquisizione-fusione di Wind Telecom per dare vita al sesto operatore mondiale di telefonia mobile. Il cda, con voto contrario dei rappresentanti di Telenor, ha ridotto l’offerta a circa 1,5 miliardi di dollari (tra contanti e azioni privilegiate) dagli originari 1,8 miliardi.

Nel cda di Vimpelcom che si è riunito ieri ad Amsterdam, i tre rappresentanti di Telenor, hanno votato contro, mentre gli altri sei hanno votato a favore. ”Anche se conosciamo la visione divergente di Telenor, crediamo che la maggioranza degli azionisti riconoscano i meriti strategici e finanziari di questa transazione”, afferma in una nota il presidente di Vimpelcom Jo Lunder.

Telenor, invece, sottolinea in una nota che l’operazione ”darà ai proprietari di Wind Telecom diritti di voto del 30,6% in Vimpelcom, vale a dire 1,53 volte rispetto alla quota di capitale del 20% che riceveranno”. Inoltre, ”alla fine della transazione gli azionisti di minoranza che attualmente hanno il 18,6% dei diritti di voto, subiranno una diluizione al 12,9%, contro la quota di capitale del 16,3%”.

L’operazione, in sostanza, danneggia gli azionisti di minoranza e Telenor intende bloccarla, anche con il voto contrario all’assemblea di Vimpelcom in programma per il 17 marzo. Positivo, invece, il commento di Naguib Sawiris, anche se la nuova proposta comporta ”il sacrificio” di rinunciare ai previsti due membri nel cda della futura società.