ROMA – Con altri otto colossi delle assicurazioni nel mondo intero, anche Generali è “troppo grande per fallire”. Le altre otto mega compagnie sono Allianz, AIG, Aviva, Axa, MetLife, Ping An Insurance, Prudential Financial e Prudential. L’elenco è stato stilato dal Financial Stability Board, l’organismo internazionale chiamato a monitorare la stabilità del sistema finanziario internazionale, che ha pubblicato venerdì una prima lista dei gruppi assicurativi di importanza sistemica.
“‘elenco delle nove Sifi assicurative si aggiunge a quella delle 29 Sifi bancarie stilata a fine del 2011 dall’Fsb e in cui figura, come unica italiana, Unicredit”.
Sifi vuole dire “systemically important financial institution” , una istituzione finanziaria che, in caso di fallimento, metterebbe in moto una crisi finanziaria mondiale.
“Come alle banche, anche alle assicurazioni viene imposta l’adozione di requisiti patrimoniali ancora più rigorosi. In particolare, tra le prescrizioni previste ci sarà quella di disporre di «più alti requisiti di assorbimento delle perdite», i cui dettagli per l’implementazione saranno sviluppati entro il 2015. Inoltre dovrà essere predisposto un piano di soluzione delle crisi e una supervisione rafforzata di gruppo. Misure, queste ultime, che saranno implementate nel corso del 2013 e del 2014”.
Il Financial Stability Board ha stilato la lista in base a questo criterio, spiega Laura Galvagni:
“Fatto cento il peso che viene dato a ogni singola voce, un 5% è rappresentato dalle dimensioni, un altro 5% dall’attività globale, ossia su quali territori il gruppo opera e in che percentuale rispetto ai ricavi, un 40% è legato alle interconnessioni (come derivati, turnover e attività di riassicurazione), un 45% al peso delle attività non core e un 5% ai premi per specifiche linee di business”.
Non tutti sono d’accordo, a cominciare dagli stessi assicuratori i quali sostengono che
“i big delle assicurazioni hanno un business particolarmente diversificato in termini geografici il che li rende maggiormente impermeabili ai fenomeni di crisi”.
La cosa non è andata giù a Generali che ha ricordato che
“gli assicuratori tradizionali rappresentano un fattore di stabilità per l’intero sistema economico e agiscono come shock-absorber, grazie all’approccio di lungo termine con cui operano”.
In ogni caso, se a fare includere Generali nella lista del Financial Stabiliti Board è stato il peso che le attività non core hanno nella compagnia, Generali ha detto:
“La strategia annunciata da Generali è di focalizzarsi sul suo core business assicurativo e dismettere attività non-core»”-
“Il che, forse, potrebbe tradursi in un’uscita delle Generali dalla lista”
è la conclusione di Laura Galvagni.