Generali, cda contro Bolloré. L’ultima stoccata dagli indipendenti

Vincent Bolloré

ROMA – La saga Generali continua. Dopo l’intervista concessa sabato 19 marzo di Vincent Bolloré al Corriere della Sera, in cui il’imprenditore bretone, vicepresidente del Leone, si era scagliato contro la gestione dell’amministratore delegato Giovanni Perissinotto, i soci privati hanno risposto con durezza, seguiti dai consiglieri indipendenti eletti nella lista di Assogestioni (presieduta da Domenico Siniscalco, ex ministro dell’Economia rimasto in sintonia con il suo predecessore e successore, Giulio Tremonti, impegnato a contrastare la calata dei francesi in Italia.) in rappresentanza dei fondi italiani azionisti della compagnia.

Paola Sapienza, Carlo Carraro e Cesare Calari hanno diffuso una nota in cui hanno detto di aver preso atto “con preoccupazione delle dichiarazioni del vice presidente Bolloré apparse sul Corriere della Sera”, e nel “dissociarsi da tali dichiarazioni, che ritengono infondate e potenzialmente dannose per la società, esprimono solidarietà e apprezzamento per il management della compagnia che ha pilotato con dedizione e con grande successo Generali attraverso un momento di eccezionale difficoltà nei mercati internazionali”.

In altre parole i tre amministratori hanno fatto loro quanto già espresso da Diego Della Valle, che, da consigliere di Generali, aveva chiesto che il Leone uscisse da Rcs. Concetti simili erano stati espressi anche da Lorenzo Pellicioli, amministratore delegato del gruppo De Agostini, e da Ferak Effeti, con De Agostini società che riunisce gli azionisti veneti e la fondazione Crt.

Ma è la presa di posizione dei tre indipendenti, solitamente cauti, a dare l’impressione che Bolloré sia andato troppo oltre, anche se appare molto lontana l’ipotesi di una mozione di sfiducia da parte dei tre consiglieri nei confronti del vicepresidente.

“I miei titoli di Mediobanca non sono in vendita. Chi crede che mi si possa comprare, sbaglia di grosso”, fa sapere il capofila degli investitore stranieri Bolloré.

Dopo aver lamentato la mancanza di trasparenza per giustificare la propria astensione al voto sul bilancio 2010, Bolloré si è detto “sbalordito da tutte queste proteste. Si vede che ho toccato un punto dolente, per scatenare un tale putiferio”, dice in un colloquio con Giuliana Ferraino del Corriere della Sera.

E rispondendo a Della Valle, che aveva incluso se stesso tra “i molti italiani disposti a rilevare la quota in Mediobanca se Bolloré decidesse di di smetterla”, Bolloré chiarisce: “I miei titoli di Mediobanca non sono in vendita”.

Su Generali ribadisce: “Penso che si continui a non volere affrontare la vera questione. È un problema di trasparenza e buona governance sull’affare Kellner”, con riferimento alla joint venture Ppf con l’imprenditore ceco Petr Kellner.

“Gli accordi sono squilibrati e pongono un problema”, che, secondo Bolloré, sarebbe l’investimento dello 0,9 per cento nella banca russa Vtb.

Senza una posizione definita all’interno dello scontro sono l’altro vicepresidente del Leone, Francesco Gaetano Caltagirone, e Mediobanca, di cui Bolloré, che siede anche nel cda di piazzetta Cuccia, detiene il 5 per cento.

Ma nell’ultimo cda di Generali, in cui Bolloré si è astenuto sul bilancio, il voto di Mediobanca, come quello del presidente Cesare Geronzi, è andato a favore dei conti.

Quel che appare però dagli ultimi sviluppi della querelle inaugurata da Diego Della Valle è che ora al centro delle critiche c’è l’operato dell’ad Perissinotto e, ancor prima, quello di Mediobanca.

La prossima puntata è attesa, al massimo, per la prima settimana di aprile, quando si terrà il comitato esecutivo delle Generali, con il debutto di Angelo Miglietta al posto del dimissionario Leonardo Del Vecchio.

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