MILANO – L’anno parte bene per le Generali. Il trimestre si chiude con 603 milioni di utile, in crescita del 6,3%. Rallentano di misura i premi (-2,6% a 19,1 miliardi), ma il risultato operativo supera gli 1,3 miliardi e sale dell’8%, soprattutto grazie ai danni, favoriti anche dall’assenza di catastrofi o particolari eventi naturali negativi. L’attesa è ora che anche l’utile operativo a fine anno migliori.
Per la compagnia del Leone ”il miglior risultato operativo degli ultimi 4 anni”, ha sottolineato il capoazienda Mario Greco dicendosi ‘contento’ del trimestre. ”Sono dei risultati molto buoni che ci danno un’ottima spinta per il 2013 e sono anche superiori alle stime del mercato”, ha detto. Questo ”ci dà fiducia che stiamo facendo le iniziative giuste e che la strategia che abbiamo avviato sta cominciando a dare i frutti che ci aspettavamo”.
Già nel secondo trimestre è atteso un trend ”costante e positivo”. Il manager si è infine detto ”fiducioso” sull’esito del processo di vendita di Bsi e delle riassicurazioni negli Usa, già ”in fase avanzata”. Sul fronte delle partecipazioni, intanto, Generali ha escluso di voler nel breve termine ridurre ancora la quota in Intesa Sanpaolo portata di recente al 2,7%. Quanto a Telco-Telecom, ”siamo ovviamente interessati a seguire le decisioni della società e siamo favorevoli a qualunque progetto che la valorizzi”, ha chiarito.
Poi, ”qualunque processo societario di acquisto, di vendita di fusione richiede del tempo”. Su Rcs, invece, dopo avere escluso l’adesione all’aumento di capitale, Generali ha chiarito oggi che deciderà solo all’ultimo, all’assemblea del 30 maggio come votare. ”Non possiamo rimanere azionisti strategici in settori cosi’ diversi dal nostro – ha poi detto Greco -, quando cerchiamo di recuperare solidità nella nostra posizione di capitale e concentrarci sul nostro business. Questa posizione e’ stata compresa da tutti e questo e’ dove siamo”.
Il prossimo incontro in Rcs sara’ per il Cda sui risultati consolidati dei tre mesi, martedì 14. E’ emerso nero su bianco nei documenti sull’aumento, che Rcs intende utilizzare parte dei proventi della ricapitalizzazione per rimborsare il debito bancario come lamentano con forza i soci contrari all’operazione. L’iniezione di liquidità, sostengono azionisti come Diego Della Valle, avrebbe dovuto servire al rilancio dell’azienda, mentre se il debito bancario fosse stato uno scoglio insormontabile in alternativa andava cercata piuttosto una via concorsuale. Gli interessi sul debito favorirebbero le banche, mentre per i soci l’aumento sarebbe punitivo. Su questa lettura le posizioni sembravano essersi irrigidite.
Ma ora l’attesa, spiegano fonti finanziarie, è che si vada a una qualche mediazione, anche se non è ancora chiaro esattamente su quali punti. Tanto piu’ che gia’ cosi’ gli accordi con le banche sul debito e l’aumento di capitale hanno richiesto settimane di trattative. “Non sarebbe semplice rinegoziare un accordo appena raggiunto” ha detto l’a.d di Unicredit Federico Ghizzoni negando di aver ricevuto richieste di rivedere l’intesa.