MILANO – L’unica certezza è che in Generali è in corso una sorta di guerra. Guerra che, in una fase iniziale, sembrava essere incentrata sulla figura del presidente Cesare Geronzi. Gli indizi, come ricorda sul Foglio Michele Arnese in un articolo ripreso anche da Dagospia, non mancavano. Si è cominciato con gli attacchi di Diego Della Valle, attacchi ribaditi in più di un’intervista.
Qualche giorno dopo sono arrivate le dimissioni del socio Leonardo Del Vecchio, lette più o meno da tutti come un altro attacco a Geronzi. Infine un cda che ha rafforzato i poteri dell’amministratore delegato Giovanni Perissinotto. Tutti segnali che sembravano far pensare a un fuoco incrociato contro Geronzi.
Poi, però, spiega Arnese, sono arrivati segnali contrastanti: “Innanzitutto Del Vecchio ha negato che le sue dimissioni fossero legate all’intervista di Geronzi a Ft, come aveva svelato fin da giovedì pomeriggio 2+2, il blog di economia e finanza del Foglio.it. Piuttosto l’uscita del patron di Luxottica dal board era legata ad azioni riconducibili al group ceo, Giovanni Perissinotto, come alcune operazioni immobiliari in Francia in concorrenza con la Beni Stabili di Del Vecchio”.
Il cda che avrebbe rafforzato Perissinotto, spiega ancora il Foglio, si era concluso con un comunicato che dichiarava “non più strategiche” le partecipazioni non industriali di Generali. Cosa che, spiega il quotidiano, per Geronzi non è certo una notizia: “E quando mai sono state considerate strategiche?”, avrebbe detto Geronzi. E comunque la quota in Telco (Telecom) è considerata invendibile. Anche la frase del comunicato secondo cui solo l’amministratore delegato gestirà le partecipazioni per le quali sussistono rapporti industriali in verità cela una sostanza meno dirompente di quella attribuita da alcuni osservatori. Infatti sono industriali solo le partecipazioni di bancassurance”.
Le complicazioni, ai vertici di Generali, restano. Conclude Arnese: “Se poi si considerano le critiche che pressocché all’unanimità in cda – secondo la ricostruzione del Foglio – sono arrivate a Perissinotto sull’acquisto di una quota nella banca russa Vtb, si ha un quadro più chiaro dei rapporti fra soci e top management; rapporti piuttosto burrascosi, come confermano fonti convergenti al Foglio. Se infatti Perissinotto può contare su rapporti privilegiati con l’azionista ceco Petr Kellner e, grazie ad alcune operazioni, anche con Roberto Meneguzzo del fondo Ferak, dai grandi azionisti come Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone è giunto un auspicio che è anche un invito perentorio: Perissinotto ha tutte le deleghe a disposizione per poter ben gestire, adesso operi”.