ROMA – Generali porta ex vertici Perissinotto e Agrusti davanti al giudice del lavoro. Generali porterà davanti a un giudice del lavoro l’ex amministratore delegato Giovanni Perissinotto e l’ex direttore finanziario Raffaele Agrusti chiedendo la restituzione della buonuscita, nel caso di Agrusti neppure versata, e il risarcimento dei danni per inadempienza dei propri obblighi contrattuali. E’ questa la decisione a sorpresa del Cda della compagnia che non sottoporrà dunque all’assemblea degli azionisti un’azione di responsabilità in sede civilistica. Inattesa, anche rispetto alle previsioni che l’azione sarebbe stata disgiunta diversificando la posizione di Agrusti e Perissinotto, è stata poi la decisione di Generali di muovere allo stesso modo contro gli ex vertici.
Dopo le valutazioni del comitato Controllo e rischi, “anche alla luce di fatti e circostanze nuovi, in merito ad alcuni investimenti alternativi effettuati in passato” (un Cda aveva già deciso nel 2013 di non procedere ad azioni legali), ha spiegato Generali, e dopo aver analizzato le valutazioni del comitato per la Remunerazione, il Cda della compagnia ha conferito mandato al group ceo Mario Greco di “avviare immediatamente le idonee azioni risarcitorie e di responsabilità in sede giuslavoristica” nei confronti sia di Perissinotto e sia di Agrusti.
Il Cda delle Generali, si è appreso da fonti finanziarie, ha assunto la delibera con il voto favorevole di dieci consiglieri su undici: contrario quello di Lorenzo Pellicioli. Verranno intraprese le azioni giudiziarie, ha spiegato Generali, per ”impugnare e contestare gli accordi risolutivi dei rapporti di lavoro” conclusi con i due ex dirigenti, da un lato puntando all’estinzione dei titoli vantati da Agrusti (6,1 milioni) e dall’altro al recupero delle somme pagate a Perissinotto (circa 11 milioni).
L’ex group Ceo si è detto “profondamente amareggiato” della decisione annunciando l’intenzione di difendersi “con la massima determinazione”. ”Ho servito la società con fedeltà e dedizione per oltre 30 anni e sono profondamente convinto della correttezza del mio operato”, ha detto in una dichiarazione all’ANSA in cui rivendica la forza del bilancio delle Generali al momento della sua uscita. Perissinotto ha poi affermato di aver visto nel “nuovo vertice sin dall’inizio una determinazione a cercare accanitamente di provare scorrettezze da parte mia e della mia squadra che peraltro è stata di fatto completamente azzerata. Quella di oggi è una decisione che, per non riconoscere la debolezza dei rilievi mossi alla mia gestione, propone di agire nei miei confronti per il mio operato come dipendente della compagnia – ha detto -. Per far questo si scomodano, in maniera impropria, le presunte pressioni delle Autorità di Vigilanza, pressioni che la stessa Consob ha ufficialmente smentito”.
Agrusti da parte sua ha valutato la decisione del Cda Generali “quanto meno sconcertante e “singolare”, dicendosi ”sereno” e convinto di aver “perseguito sempre e solo l’interesse della società e nel rispetto delle regole”, oltre a dirsi pronto a risponderne anche sul piano giuridico ”chi ha assunto la scelta di mettere in dubbio la mia condotta”. “I fatti oggi posti a fondamento di eventuali azioni risarcitorie e giuslavoristiche a mio carico erano già noti – ha dichiarato all’ANSA -, quando vennero concordati dalla compagnia, con il supporto di autorevoli pareri legali, termini e le condizioni della mia uscita dal gruppo”. Agrusti ha concordato l’uscita dalle Generali nel luglio del 2013. La semestrale del 2013 aveva recepito svalutazioni per 234 milioni legate agli investimenti alternativi emersi nella ricognizione avviata nel 2012.