A Genova si vive a metà tra una sempre più espansiva città virtuale, che dilaga ogni giorno sui giornali di carta e sui siti di informazione nel web e l’altra reale, che faticosamente avanza tra immani code automobilistiche.
Code che rendono l’ingresso a Genova un rebus di ore e ore per i lavori eterni che bloccano le autostrade dal dopo crollo del ponte Morandi.
Eccola la Genova del 2023, inizio gelido con le fiammate di Sanremo Festival che distraggono dalle emergenze cavalcanti delle guerre, dei terremoti, dell’immigrazione drammatica, delle crisi energetiche, del riscaldamento basso per i costi anch’essi cavalcanti dell’energia, del Covid sotto traccia.
La città virtuale occhieggia, anzi lampeggia quotidianamente con i rendering dei progetti della Giunta comunale e del Porto, che vengono pubblicati a getto continuo.
C’è da perdere la testa. Si parte dal water-front di Levante, il nuovo disegno della ex Fiera del Mare, che cambia la faccia di un quartiere chiave della Superba. Quello della Foce, già culla dei cantautori alla Luigi Tenco, Umberto Bindi, Gino Paoli, Ivano Fossati, Bruno Lauzi, Fabrizio de Andrè su tutti.
Lì, dove in tempi remoti si trovava il lazzaretto, Renzo Piano ha disegnato un parco verde da 1000 alberi. Lì, in tempi più recenti c’era una distesa di cemento in riva al mare, teatro del Luna Park e di montagne di rumenta, quando l’alluvione faceva scaricare dai torrenti detriti a quintali. Lì ci sarà un nuovo Palasport circondato da residenze di lusso (tutte già vendute sulla carta a ricchi milanesi e a qualche genovese in spolvero di palanche), da canali d’acqua e da promenade collegabili con il lontano Porto Antico, vero ombelico della nuova Genova turistica.
Il rendering, perfetta trasposizione fotografica delle nuove opere sulla realtà urbanistica di oggi, incanta i genovesi da tempo e oggi è anche superato da un pezzo di realtà fattuale, come direbbe Feltri-Crozza: il cantiere avanza velocemente e ha trasformato l’area della ex Fiera, dove impazzava da decenni il mitico salone Nautico Internazionale in un altro mondo.
Ma se si viaggia verso il cuore ombelicale del porto, ecco il rendering virtuale più gigantesco, e per molti versi spaventevole, della città. La nuova diga che sposterà l’intera Genova in mare di 500 metri.
La più grande opera concepita in Europa oggi. Tre chilometri di banchina calati in mare a una profondità di 70 metri, in modo da consentire alle grandi navi di oggi e di domani, lunghe fino a 400 metri, di arrivare e sbarcare nel porto leader del Mediterraneo. Per fare questo, già progettato e finanziato e discusso pesantemente, bisognerà costruire a terra cassoni alti trenta piani di un palazzo e calarli in mare, uno sull’altro, per la lunghezza della nuova diga, pregando Dio che il fondo marino sia conforme a questo colossale insediamento e non irregolare e pericoloso, come molti tecnici sospettano scientificamente.
Il rendering dell’opera è ovviamente affascinante: proietta Genova in avanti nel suo golfo con questa diga gigante, la cancellazione di quella precedente e grandi spazi che si aprono anche a terra.
È come se la città facesse tre passi avanti in mare, offrendo praterie larghe tra i nuovi terminal. “Incominceremo a costruire tra pochi mesi, spiega Paolo Emilio Signorini, il presidente dell’Autorità di Sistema portuale dell’Italia Nord Occidentale, deux ex machina di questo progetto, che lui spinge contro ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, contro le martellanti obiezioni scientifiche. Entro il 2026 l’opera sarà già a buon punto, pronta per essere completata nel 2030.”
Esci da questo trip virtuale, che da solo e di per se stesso cambierebbe la faccia della Suberba, già nel porto, più a terra hai altri rendering, con cui puoi divertirti, entrando nella realtà virtuale che svela una Genova da macchina del tempo (futuro). Ecco l’Hennebique, immenso silos granario, lungo trecento metri altro settanta, che troneggia da fine Ottocento e inizio Novecento in mezzo alle banchine, abbandonato da decenni, lungo cadavere di cemento primigenio (prima opera in Italia costruita con il calcestruzzo armato di ferro), con involucro protetto niente meno che dalla Sopraintendenza ai Monumenti, che il rendering trasforma in hotel a quattro stelle superior, musei, spazi per uffici di alto lusso per Autostrade spa, Outlet di gran moda, super depandance della Stazione Marittima.
Tutto studiato e realizzato da Vitali Spa e Rocello Spa, grandi finanziarie di Real Estate, esperte in infrastrutture che piazzano 100 milioni su questa operazione.
Peccato che tutto sia stato bloccato a lavori iniziati da un rio sotterraneo, il Rio san Bernardo, che scorre nelle viscere del vecchio Hennebique e che i maestri del rendering magico si erano dimenticati.
Così per ora questa immensa trasformazione resta, appunto, un bel rendering, davanti al cui modellino il presidente della Regione Giovanni Toti esclama soddisfatto: “Siamo davanti a una svolta epocale, con questi lavori Genova cambia veramente volto”.
Ma il rendering più affascinante si disegna a poca distanza da questo Hennebique, vuoto da cinquantacinque anni. Raffigura niente meno che una funivia a tre piloni, che sale proprio dal piazzale della Stazione Marittima al forte Begato, sulle alture genovesi del Righi.
Una collina mitica a trecento metri di altitudine, terrazza sulla città affascinante, perchè da lì parte un sistema di fortificazioni settecentesche, che proteggevano la Repubblica dalle invasioni, la cosidetta Muraglia genovese, seconda per dimensioni solo a quella cinese, costituita da 32 costruzioni, abbandonate nel tempo sul grande anfiteatro genovese.
La funivia è veramente spettacolare, sorvolando i quartieri popolari di Genova del cosidetto Lagaccio e salendo con le sue cabine per trasportare folle di turisti dalle attrazioni del porto antico, come l’Acquario, alla vista super dei forti.
Anche qui siamo fermi al rendering, perché mancano i permessi e il via della Sopraintendenza paesaggistica, mentre ovviamente i comitati dei quartieri sorvolati si sono già armati contro.
E la Leitner, multinazionale tedesca di impianti di risalita, ha già fatto le sue avances.
Un altro rendering, in verità un po’ ingiallito, è quello che, invece, illustra il nuovo ospedale Galliera, trasformazione epocale del grande nosocomio che a fine Ottocento la Duchessa di Galliera, Maria Brignole Sale, “regalò” con grande munificenza alla città, insieme a molte opere di solidarietà e assistenza.
Qui la proiezione fotografica sovrappone ai vecchi padiglioni ottocenteschi di rara bellezza artistica, ma oggi di inequivocabile insufficienza operativo ospedaliera, un ospedale da Terzo Millennio, corpo unico , 450 letti su più piani, ma in un quartiere residenziale, Carignano, un po’ snob, che con lo stesso spirito popolare degli anti funivia, protesta da tempo.
E così il rendering resta lì, benedetto dal vescovo di Genova il frate francescano, Marco Tasca, presidente dell’Ospedale e spinto da un ex supermanager di stato come Giuseppe Zampini, ex ad di Ansaldo Energia.
Insomma è tutto virtuale e diventa difficile uscire da questo sogno prospettico, anche se ti sposti in altre zone della città lunga e stretta di Genova, così difficile da trasformare.
Ci rimani ben dentro alla virtualità, se sali sullo Sky tram, ben “renderizzato” per risolvere il problema del trasporto pubblico tra il centro città e la quasi impercorribile Val Bisagno.
Un rendering affascinante ti mostra i tram ultramoderni che viaggiano in aria sul greto del malefico ( per le alluvioni inesorabili) fiume Bisagno e superano code, semafori, in un volo fantastico verso i quartieri lontani di questa enclave profonda e stretta, dove da tempo altri rendering, qui cancellati dalla realtà fattuale, sono stati sostituiti da quartieri veri e propri, come a Molassana, dove l’ex colorificio Boero, trasferito in Piemonte, si è trasformato in un nuovo quartiere modernissino, con 170 appartamenti da 350 mila euro, in un zona che si sta spopolando. Boh!
Ma questo è un altro discorso, in una città dove il mercato immobiliare vacilla, con 20 mila appartamenti sfitti e dove il mercato stesso sta incominciando lentamente a rialzarsi, dopo un crollo dei prezzi, tra il 2010 e il 2020, del 59 per cento.
Tutti aspettano che arrivi il famoso treno veloce Milano-Genova, attraverso il leggendario Terzo Valico, capace di unire le due ex città del triangolo industriale in meno di un’ora, quando adesso ci vogliono almeno 90 minuti.
Ma la talpa che sta scavando l’ultima galleria di questa opera, anch’essa più che renderizzata da decenni, si è infossata alla periferia di Genova, soffocata dal crollo della volta, imprevisto dalle teste d’uovo del Consorzio di Costruttori, dove spicca Salini Impregilo, ora We Bild.
E non sanno come uscirne. Sanno solo che quel treno, atteso dai genovesi da un secolo circa, ritarderà ancora fino al 2026, forse 2027.
Nessuno, in questo caso, ha il coraggio di fare previsioni e, ovviamente, nessuno più mostra i rendering di questa opera, bruscamente uscita dalla virtualità e negli ultimi giorni anche segnata dalla tragedia di un operaio siciliano morto soffocato da un gas, in un’altra galleria nella quale stava lavorando, nel cuore della notte, in un turno “accelerato” proprio per avvicinate i tempi di una realizzazione oramai sfuggita ad ogni previsione.
“ La città dovrà per anni sopportare tanti cantieri e soffrire, dice il sindaco Marco Bucci, invocando l’atavica pazienza dei genovesi, ma poi avremo una grande città moderna e internazionale.”
Nel frattempo la città è sempre separata dal resto. Il prezzo che si paga per i ritardi nei lavori di manutenzione di tutte le autostrade, che collegano Genova con Savona, Imperia, Milano, Livorno, è immenso, a quasi cinque anni dal crollo del ponte Morandi, che aveva innescato le inchieste sulle condizioni di tutte queste infrastrutture.
Arrivare a Sanremo per il Festival dei boom di ascolto è diventata una impresa, così raccontano certi inviati come quello del “ Foglio”, Salvatore Merlo che ha scelto il treno, per evitare le code autostradali e si è trovato sul binario unico dopo Savona, con pessimi servizi a bordo e ritardi da treno più lento del mondo, stile Trapani-Ragusa, il tormentone in voga anti FS.
E’ Liguria turistica e attrattiva, rendering a parte, ma sembra di essere nel Far West. Ci manca lo sceriffo con la stella sul petto a chiedere i documenti, all’arrivo nella stazione sotterranea della città dei Fiori. Ma questa scena magari è di nuovo proprio virtuale. Con il suo bel rendering, pistole nella fondina comprese.
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