Germania, il Pil frena, per l’Italia, manovra dello 0,6% nel 2019

Germania, il Pil frena, per l'Italia, manovra dello 0,6% nel 2019
Germania, il Pil frena, per l’Italia, manovra dello 0,6% nel 2019

Germania, il Pil frena. La Bce getta acqua sul fuoco, ma non si può essere troppo tranquilli. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] . Questa la sintesi di una nota della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, pubblicata da Uomini & Business. Per l’Italia, ombre sul 2019. Bruxelles ha formalizzato la richiesta di una correzione strutturale pari allo 0,6% del PIL nel 2019.

Germania. Il PIL tedesco è stato frenato dalla caduta dell’export nei mesi invernali ma la domanda interna ha fatto anche meglio delle attese. La seconda stima sulla crescita del PIL nel 1° trimestre ha confermato il rallentamento a 0,3% t/t da un precedente 0,6% t/t. Sull’anno, la crescita è passata al 2,3% da un precedente 2,9%. La moderazione della crescita è spiegato da una frenata dell’export (-1% t/t dopo 2,7% t/t), in parte controbilanciata dal calo dell’import (-1,1% t/t). Di conseguenza, l’apporto del commercio estero alla crescita è risultato negativo di un decimo dopo il +0,5% t/t del trimestre precedente. La domanda interna è vista crescere di 0,3% t/t come a fine 2017, grazie all’apporto degli investimenti in macchinari che sono cresciuti dell’1,2% tt e dell’accelerazione della spesa in costruzioni + 2,1% tt.

La spesa per consumi avanza di 0,4% tt dopo lo stallo di fine 2017. Altresì, per la prima volta dal 2010, si contraggono i consumi pubblici (-0,5% tt). Il dettaglio sulla crescita del PIL traccia un quadro incoraggiante la domanda interna in Germania ha tenuto meglio di quanto non suggerito dai dati su vendite al dettaglio e ordini domestici di beni manufatti. Il vero freno è venuto dall’export probabilmente si tratta in parte di normalizzazione dopo i tassi di crescita eccezionali di fine 2017. Nei prossimi trimestri prevediamo ritmi di crescita tra 0,4% e 0,5% t/t. fondamentali per l’economia tedesca sono più che solidi e non vi sono motivi di freno all’impulso della domanda interna. La crescita 2018 è attesa al 2,0% dal 2,2% del 2017 (2,5% aggiustata per gli effetti di calendario).

I verbali della riunione BCE dello scorso 26 aprile potrebbero fornire indizi sulle posizioni interne al Consiglio su possibili modifiche alla guidance sugli acquisti ed eventualmente sui tassi prima della pausa estiva. Riteniamo che le previsioni macro di marzo saranno nel complesso confermate per il 2019-2020 anche se la previsione di crescita 2018 verrà limata verso il basso da una precedente stima di 2,4%. Più membri del Consiglio nelle ultime settimane hanno indicato che una chiusura del programma di acquisto titoli entro fine anno è pressoché scontata. Il vero market mover rimane la guidance sui tassi ma è improbabile che i verbali contengano indicazioni temporali più precise su quanto a lungo i tassi resteranno fermi dopo la fine degli acquisti.

Francia. L’indice di fiducia presso le imprese manifatturiere elaborato dall’INSEE potrebbe continuare la correzione di aprile, calando a maggio a 108 da 109. Stando alle stime sulla produzione attuale e quella attesa, le indagini di fiducia lasciano prevedere una stabilizzazione dell’attività nei prossimi mesi che poi dovrebbe ripartire. L’indice dovrebbe collocarsi nel trimestre in corso attorno al livello di 109 da 112 del primo.

Stati Uniti. Le vendite di case esistenti ad aprile dovrebbero essere poco variate a 5,61 mln di unità ann. da 5,6 mln di unità ann. di marzo. Le vendite si stanno riprendendo dopo le correzioni di dicembre e gennaio seguite al forte aumento di novembre 2017, e sono su un graduale trend verso l’alto, in linea con l’andamento dei contratti di compravendita. La fiducia dei costruttori rimane elevata, e il principale freno alle vendite viene dalla scarsità dell’offerta.
Area euro. Il rallentamento del PMI a maggio potrebbe ancora essere dovuto a fattori temporanei, ma aumentano i rischi verso il basso per la crescita. L’indice PMI composito per la Eurozona è sceso a maggio a 54,1 da 55,1, il livello più basso da fine del 2016. Le stime erano per un modesto aumento. In media nei primi due mesi del 2° trimestre, il PMI composito si è assestato a 54,6 da 57,1 dei sei mesi precedenti. Il calo dell’indice sintetico è spiegato da un calo sia dell’indice manifatturiero (55,5 da 56,2) che del PMI servizi (53,9 da 54,7).  Il calo del PMI composito tedesco a 53,1 da 54,6 risulta più preoccupante del calo del PMI francese a 54,5 da 56,9. In Francia, il calo dell’indice sintetico è, difatti, interamente dovuto al peggioramento di attività nei servizi chiaramente riconducibile agli scioperi nei trasporti, altresì il PMI manifatturiero è salito a 55,1 da 53,8. Il peggioramento del PMI composito tedesco è spiegato dal calo dell’indice per il manifatturiero a 56,8 da 58,1. Si tratta ancora di un livello elevato ma l’indice è quasi 7 punti sotto il picco di fine 2017, a causa del continuo peggioramento delle condizioni di domanda dall’estero. Potrebbe trattarsi di una normalizzazione dopo il balzo di fine 2017, che ha interessato in particolare il comparto aereospaziale, e che quindi andrebbe valutato come temporaneo. Tuttavia, non possiamo escludere che il passato apprezzamento del cambio stia pesando sulla dinamica degli ordini. Inoltre, la minaccia di aumenti dei dazi potrebbe aver pesato sulla domanda rivolta all’industria tedesca. Preoccupa anche il calo del PMI servizi a 52,1 da 53,0, dal momento che si tratta di un livello coerente con una crescita modesta dell’attività.  Il rallentamento dell’attività economica comincia a pesare sulla creazione di posti di lavoro che potrebbe essere meno vivace nei prossimi mesi, con l’indice occupazionale per la media area che scivola a 54,2 da 55,1.

BCE Coeure ha indicato che, nonostante il rallentamento dei dati, il programma di acquisto titoli può essere ancora portato a graduale spegnimento, ma è ancora presto per definire la tempistica di chiusura del programma. Secondo Makuch i problemi non derivano dal rallentamento dei dati ma dai rischi politici e il vero tema è come la BCE reagirà.

Italia. Le raccomandazioni Paese della UE si sono concluse con un sostanziale nulla di fatto “benevolo” nei confronti dell’Italia. Infatti: 1) relativamente al 2017, la Commissione ritiene che le regole preventive previste dal Patto di Stabilità e Crescita siano state rispettate, anche con riferimento al criterio del debito; 2) la paventata richiesta di correzione fiscale per l’anno in corso non è arrivata: anche grazie al miglioramento del ciclo, l’aggiustamento dei conti pubblici nel 2018 viene ritenuto “inadeguato”, anche se il Paese rimarrà sotto osservazione in quanto una successiva valutazione verrà fatta sulla base dei dati a consuntivo per il 2018 che saranno notificati nella primavera del 2019; è possibile che la Commissione, nell’evitare una richiesta “stringente” di aggiustamento in corso d’anno, abbia anche tenuto conto dell’attuale quadro politico; 3) la partita è però solo rimandata all’anno prossimo: Bruxelles ha formalizzato la richiesta di una correzione strutturale pari allo 0,6% del PIL nel 2019.

Francia. La Commissione Europea nelle sue raccomandazioni specifiche per paese ha proposto di chiudere la procedura per deficit eccessivo aperta nel 2009 grazie alla “traiettoria di correzione del deficit forte e chiara” (Moscovici). L’esito era ampiamente previsto, non costituisce una novità e sarà formalizzato a luglio. La procedura viene chiusa quando il deficit viene mantenuto sotto il 3% per due anni consecutivi (2017-2018).

Francia. Secondo i dati diffusi da INSEE, la disoccupazione nel primo trimestre è tornata a salire, passando contro le attese a 8,9% da 8,6% per la Francia metropolitana e a 9,2% da 9,0% (rivisto al rialzo di un decimo) sull’indicatore che include i territori d’oltremare. Si registrano 83mila disoccupati in più rispetto alla fine del 2017 nella Francia metropolitana, per un totale di circa 2,58 milioni di persone, il livello della disoccupazione di lunga durata rimane circa invariato (un decimo in meno rispetto a dicembre, ora al 3,6% della popolazione attiva), così come il tasso di occupazione (65,7%, +1,0% rispetto al Q1 2017), mentre il tasso di attività aumenta di due decimi rispetto al trimestre precedente (al 72,2% della popolazione). Per ora quindi manteniamo la nostra previsione di un calo della disoccupazione nel 2018 al 9,0% da 9,4% del 2017.

Stati Uniti. I verbali della riunione del FOMC di inizio maggio segnalano che “presto sarà appropriato” muovere un altro passo sul sentiero dei rialzi dei tassi, confermando l’aspettativa di una mossa a giugno. Lo scenario economico è “poco variato”, con una modesta revisione verso il basso del PIL e verso l’alto del tasso di disoccupazione nel 2018 per via della debolezza di inizio anno, e nessun cambiamento per gli anni successivi. La crescita è prevista sempre al di sopra del potenziale, anche se è soggetta a un’ampia incertezza sulla politica del commercio internazionale. Sull’inflazione, si continua a prevedere una dinamica dei prezzi intorno all’obiettivo della Fed nei prossimi anni. Il recente rialzo dell’inflazione è visto con favore dai partecipanti, perché rassicura che “l’obiettivo simmetrico” potrà essere sostenuto stabilmente e che la debolezza del 2017 era transitoria. Alcuni partecipanti ritengono probabile un modesto superamento del 2% per un po’ di tempo, anche se “diversi” notano che il trend sottostante è poco variato e quindi anche il recente rialzo dell’inflazione potrebbe esser transitorio. In generale, le opinioni sull’inflazione sono ancora più preoccupate peri rischi di un’inflazione al di sotto del 2% che per quelli di un overshooting. I verbali sollevano diversi temi relativi alla strategia di politica monetaria.

Stati Uniti
. Le vendite di case nuove ad aprile calano a 662 mila, da 672 mila di marzo, rivisto da 694 mila. Le vendite sono in calo nelle regioni occidentali e in rialzo nel Nord-est. Le scorte di case invendute sono poco variate a 5,4 mesi. La scarsità di offerta, i prezzi elevati e il rialzo dei tassi sui mutui modereranno ulteriormente il modesto trend verso l’alto delle vendite nel 2018.

Stati Uniti. L’indice PMI Markit composito a maggio aumenta a 55,7 da 54,9 di aprile. L’indice manifatturiero è poco variato a 56,6 da 56,5, mentre quello dei servizi è in rialzo a 55,7 da 54,6. Le indagini regionali nel manifatturiero sono migliorate a maggio, e la previsione per l’ISM manifatturiero in uscita il 1° giugno è di modesto incremento a 58 da 57,3 di aprile.

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