ROMA – Crollo dell’export tedesco ad agosto: il ribasso è stato del 5,2% dal +2,2% segnato a luglio, contro la stima di un -0,9%. E’ il calo più forte da gennaio del 2009, quando si navigava nella fase più acuta della recessione, e riflette i contraccolpi del rallentamento della Cina e degli Emergenti (asiatici a rimorchio, paesi gravati dal crollo del prezzo delle materie prime, Russia per il gas, e poi Brasile ecc…). In flessione anche le importazioni con un -3,1% dal +2,2% di luglio contro la stima di -0,6%.
Il surplus commerciale si è così ridotto a 19,6 miliardi di euro dai 22,4 di luglio. Sulle esportazioni tedesche pesano i segnali di debolezza provenienti dai mercati dei paesi emergenti, in particolare dalla Cina, e secondo esperti come Joerg Zeuner, capo economista della KfW, anche fattori contingenti come le ritardate ferie estive nei Laender industrialmente più rilevanti.
Frenata tedesca, problema europeo. “Troppo dipendente dalla domanda estera”, è forse l’unico difetto della macchina economica tedesca, si dice, e lo ricorda Riccardo Sorrentino sul Sole 24 Ore. Ma solo per evitare autolesionistici compiacimenti nei riguardi di una Germania accusata spesso a ragione di esercitare male la sua leadership politico-economica sul continente.
[gioire] Ha poco senso non solo per il ruolo di traino che la Germania esercita in Eurolandia ma anche perché quattro economie della zona euro hanno un export più esposto verso gli Emergenti della Germania: la Grecia, l’Italia, la Francia e la Finlandia. L’economia del nostro paese non rischia quanto quella tedesca perché la destinazione dei prodotti è più favorevole e perché il peso sul pil delle vendite all’estero è comunque inferiore; ma quanto potrebbe succedere alle imprese tedesche potrebbe anche accadere, in misura attenuata, anche a quelle italiane. (Riccardo Sorrentino, Il Sole 24 Ore).