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Giappone: miracolo del sakè. Dopo il terremoto, boom delle esportazioni

di fmontorsi |5 Dicembre 2011 16:19

FUKUSHIMA – Il terremoto e lo tsunami che hanno colpito l’11 marzo 2011 la regione nord-orientale del Giappone nel loro violento passaggio hanno quasi distrutto una parte importante dell’industria locale, quella legata alla produzione del sakè, la bevanda alcolica di riso emblematica della cultura giapponese. Nella regione di Tohoku la catastrofe naturale ha danneggiato più della metà delle 145 fabbriche di sakè e alcune di queste sono state completamente distrutte. Ma ci sono distretti in cui l’economia legata al sakè ha ripreso a viaggiare.

I produttori di sakè non attendono l’aiuto dello stato. E’ chiaro che i risarcimenti non saranno cospicui, considerata l’ingente mole di danni provocati dal terremoto e dalla catastrofe nucleare, come pure la situazione non rosea della finanza pubblica del Paese. Come se non bastasse, alla tragedia industriale si è aggiunta quella amministrativa. La maggior parte dei paesi importatori, dalla Cina agli Stati Uniti, chiede ora ai produttori di sakè una folta giungla cartacea amministrativa, fatta di sacrosanti test sulla radioattività del sakè. Il solo problema è che quei test sono in molti casi inutili, visto che il riso da cui viene estratto il liquore, proviene generalmente da zone del Giappone che non sono state toccate dalla contaminazione.

In questa situazione tragica, il coraggio e la buona volontà dei giapponesi non sono mai mancati. Ed oggi si assiste anche ad un piccolo miracolo economico alcolico, che accende un lumicino di speranza per le sorti della regione di Tohoku. E’ il miracolo del sakè. Un esercito di bevitori giapponesi ha deciso di coniugare la propria sete con l’aspirazione al bene comune, contribuendo agli sforzi di ricostruzioni nell’area terremotata.

I dati economici mostrano che i dipartimenti amministrativi della regione stanno vivendo un imprevedibile boom del saké. La prefettura di Myiagi, nella regione di Tohoku, ha visto crescere del 39% le spedizioni del liquore di riso, quelle di Iwate e di Fukushima, più danneggiate, rispettivamente del 17 e del 9%. Le tre prefetture insieme hanno esportato 8.06 milioni di bottiglie in sei mesi, un milione e mezzo in più rispetto all’anno precedente.

Il generoso contributo dei giapponesi alle terre devastate del nord-est del paese fa sì che a Tokio e nelle altre città sia sempre più difficile trovare il sakè della regione di Tohoku. Una celebre catena di pub si sta attrezzando per poter soddisfare tutte le domande, mentre i produttori pensavo ad un nuovo tipo di sakè da immettere nel commercio. Di fronte all’inaspettato successo, qualcuno si mette persino a fantasticare di un boom internazionale : «Forse un giorno la gente, a cena, chiederà se si preferisce un Bordeaux oppure un sakè».

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