Gioco d’azzardo, Di Maio fa la guerra alle slot e poi aumenta le tasse in finanziaria

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Gioco d’azzardo, Di Maio fa la guerra alle slot e poi aumenta le tasse in finanziaria (foto Ansa)

ROMA – Il Governo dice di voler combattere il gioco d’azzardo e i casino online e allo stesso tempo finanzia la manovra con un ulteriore aumento delle tasse sul gioco. Il tutto avviene mentre il vicepremier Luigi Di Maio continua a sottolineare che il gioco è immorale, che va combattuto ed estirpato. 

A giudicare però da quello che sta scritto nella manovra, all’Esecutivo stesso serve assolutamente che non ci sia meno gioco, ma che venga addirittura tassato di più. Le dichiarazioni sono incongruenti rispetto a quello che il Governo si auspica.

Come ormai tanti conoscono, la manovra finanziaria prevede l’aumento delle tasse sulle sigarette e sulle apparecchiature da intrattenimento: il che, certamente, non è una novità visto ciò che hanno fatto i Governi precedenti che del gioco, e particolarmente dei suoi utili, “ne hanno fatto man bassa” evidentemente senza farsi prendere da alcun senso di colpa perché usavano risorse “poco consone alla normale morale corrente”.

Il vice premier pentastellato sbandiera però ancora una forte avversione nei confronti di tutta la filiera ludica e mette anche in pratica provvedimenti di divieto alquanto pesanti per lo stesso settore e che comporteranno parecchia confusione e stravolgimento delle imprese che ancora vi lavorano, insieme ai propri operatori.

Intanto si precisa che la manovra finanziaria prevede l’aumento del Preu per le apparecchiature da intrattenimento, come slot machine e Vlt, in una percentuale dello 0,50%. Così gli operatori dovranno ancora fare fronte a questa ulteriore tassazione andando a prendere i relativi corrispettivi dal “fondo del secchio” delle proprie attività dove stanno raschiando veramente “il nulla” per far fronte ad un’altra richiesta (lecita, secondo la legge) del Governo.

In questo Governo, che peraltro segue pedissequamente le orme di quelli precedenti, per quanto riguarda “l’accaparrarsi delle risorse del mondo del gioco” sembra debbano trovare spazio parecchie contraddizioni. E sembra “quasi giusto” che tali contraddizioni, oltre che nel percorso politico dei due schieramenti, si ritrovino presenti anche in norme fortemente condivise come, per esempio, quella proibizionista della riduzione dell’offerta di gioco e delle scommesse.

Dunque il gioco lo si tassa, ma lo si incentiva con un sistema di regole contraddittorie: la manovra, anche questa del Governo del Cambiamento, farà cassa con il gioco per finanziare con il medesimo la copertura delle promesse che sono state messe in campo dai due schieramenti. E certo non si tratta di un “cambiamento”, considerando che si continua ad “infierire” su di un settore che ha dato tanto e che oggi dallo stesso Stato, di cui è rappresentante a mezzo di concessione, non riceve proprio nulla, anzi.

Viene tolto sempre qualcosa in spazio o in denaro a questo settore ludico che non sa più dove posizionarsi ammesso che vi sia un minimo posto (possibilmente commerciale) dove può installarsi ancora oggi. L’industria del gioco desidera che si lotti contro il gioco problematico o compulsivo, magari che si inseriscano apparecchiature da intrattenimento meno “onerose”, oppure veri e propri giochi di nuova generazione che non vadano però a sfociare “nell’azzardo vero e proprio”. Quindi costi contenuti e regolamentazione nazionale uguale per tutto Italia.

Lo Stato che però scrive “il gioco nuoce alla salute” sui Gratta&Vinci, conosce perfettamente quanto potere può avere questa didascalia sulla mente di un giocatore o di un fumatore. Non basta assolutamente: e non basta anche perché realmente l’Esecutivo, purtroppo, punta proprio sul gioco e sul fumo per giustificare scelte irrazionali.

Di questi due vizi il Governo ne ha insomma assoluto bisogno, per cui il tutto appare un vero ed autentico “gioco a nascondino” a danno di tutti: si vuole far scomparire il gioco, ma dal gioco si pretende. Ma che incongruenza è? E che scelte sbagliate: sopratutto quelle che hanno portato al divieto della pubblicità ai giochi ed alle scommesse. L’illegalità regnerà sovrana sui vizi degli italici giocatori (ed anche dei fumatori) e sarà a quel punto veramente difficile riprendere in mano un settore (produttivo e pieno di risorse erariali) dopo che la criminalità organizzata ne avrà di nuovo ripreso possesso.

Apparentemente, non sembra esserci via di scampo con l’attuale Governo, che si è dimostrato sempre così ostativo al mondo dei giochi: chissà, quindi, se incongruenza a parte, si potrà fare un passo indietro per non rischiare veramente tanto. Particolarmente i posti di lavoro di quelle migliaia di dipendenti ai quali sembra di essere seduti su di una polveriera.

 

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