Gioco d’azzardo legale in Emilia Romagna: tutelare il giocatore e i posti di lavoro è possibile?

Gioco d'azzardo legale in Emilia Romagna: tutelare il giocatore e i posti di lavoro è possibile?
Gioco d’azzardo legale in Emilia Romagna: tutelare il giocatore e i posti di lavoro è possibile?

BOLOGNA  – L’Osservatorio giochi, legalità e patologie dell’Eurispes, nell’ambito della sua attività di ricerca, ha constatato che tutti i soggetti interessati alla regolamentazione del gioco pubblico legale (P.A., terzo settore, industria del gioco) hanno un obiettivo comune: la necessità di prevenire e contrastare la diffusione del gioco d’azzardo patologico. Anche i recenti provvedimenti della Regione Emilia Romagna sono dichiaratamente volti a prevenire e contrastare il rischio di questo fenomeno.

“In Emilia Romagna l’applicazione della normativa sulle distanze dai cosiddetti luoghi sensibili mette a rischio oltre 4.300 addetti”, ha dichiarato Marco Zega, direttore Finanza e Relazioni Istituzionali di Codere Italia. “E dire che la Legge Regionale fa espresso riferimento a “l’esigenza di tutela di continuità occupazionale di chi è impiegato negli esercizi soggetti a chiusura”. Anche qualora si riesca ad individuare uno spazio ove delocalizzare l’attività economica, va segnalato il costante stato di precarietà del punto di vendita nella nuova ubicazione, stante la possibilità, consentita dalla norma, di apertura nelle vicinanze di un nuovo punto sensibile, con conseguente chiusura del punto di vendita in argomento. Nel caso de quo il problema del licenziamento sarebbe posticipato e non eliminato. Il proibizionismo non è uno strumento per la gestione delle esternalità negative di natura sociale ma è la manifestazione della mancanza di volontà a gestirle. Anziché cercare la sostenibilità sociale di un’attività economica ci si limita a proibirla”, conclude Zega.

Per coglierne gli effetti la maggior parte dei Comuni dell’Emilia Romagna è stata mappata in relazione ai cosiddetti luoghi sensibili, in accordo con il famoso distanziometro.

“Abbiamo analizzato – praticamente palmo a palmo – i maggiori centri dell’Emilia-Romagna (48% della popolazione) e ne abbiamo concluso che l’applicazione della normativa regionale e comunale, combinata con le effettive caratteristiche insediative ed infrastrutturali del territorio, produce un vero e sostanziale effetto espulsivo delle attività delle Sale Gioco e Sale Scommesse dal territorio dei 21 Comuni analizzati”, spiega Vincenzo Turi, Managing Partner CTB Consulting.

L’effetto espulsivo del gioco legale dal territorio provoca una diffusione importante del gioco illegale, sia su rete fisica sia attraverso l’utilizzo di piattaforme online non autorizzate.

“In particolare i fenomeni di abusivismo e clandestinità, anche alla luce dello sviluppo del settore attraverso internet, determinano oltre che inevitabili ricadute afferenti sia l’imposizione fiscale sia fenomeni di riciclaggio di proventi derivanti da attività illecite, anche e in particolar modo una forte attrattiva per la criminalità, organizzata e non, per la possibile ingerenza nella gestione delle attività ludiche. In tale ambito, l’azione di contrasto svolta dalla Guardia di Finanza si basa su un’adeguata azione di intelligence, una mirata analisi di rischio basata sulla continua elaborazione, oltre che aggiornamento di specifici profili di pericolosità e sull’applicazione, in fase operativa, di un approccio di carattere trasversale volto a colpire tutti gli aspetti caratterizzanti l’attività illecita sotto il profilo economico finanziario, anche in considerazione delle ingenti somme di denaro movimentate dal settore giochi”, dichiara Alessio Costagliola, Maggiore del Comando provinciale Guardia di finanza.

La cronaca degli ultimi giorni ci dà la fotografia di un Paese dove il gioco illegale, ovvero quello non autorizzato dallo Stato, è fortemente presente. Il settore del gioco legale in Italia rappresenta oltre lo 0,6% del Pil e più del 2% delle entrate tributarie del Paese.

“Ciò che contrappone i vari soggetti coinvolti a vario titolo nella regolamentazione del gioco pubblico legale, quindi industria del gioco ma anche pubblica amministrazione e terzo settore, sono le misure e gli strumenti sino ad ora adottati per raggiungere l’obiettivo comune – evidenzia Andrea Strata, direttore dell’Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes. La misura del cosiddetto distanziometro ha creato accesi contrasti tra le diverse parti coinvolte. Eurispes, sulla validità di questo strumento, confortato dalle valutazioni della maggior parte degli esperti intervistati, esprime un netto scetticismo. Si tratta di una misura del tutto inadeguata e addirittura controproducente per il contrasto del disturbo da Gioco d’Azzardo Patologico, ma che impatta in maniera devastante sul livello occupazionale che l’industria del gioco genera. E’ fondamentale raggiungere gli obiettivi comuni diretti a contrastare la diffusione del GAP prescrivendo “medicine” adeguate, ma occorre anche raggiungere un punto di equilibrio con gli ulteriori interessi pubblici, salvaguardando, in particolare, la tenuta dei livelli occupazionali”.

Come spiega Chiara Sambaldi, Direttore dell’Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes, “in vista di un prossimo approfondimento in merito ai fenomeni illeciti connessi al settore dei giochi con vincita in denaro, l’Osservatorio Eurispes ha già rilevato, nell’ambito delle proprie analisi, le criticità connesse alla contrazione drastica dell’offerta legale di gioco in termini di espansione e/o riespansione di sacche di illegalità – aggiunge La tutela dell’ordine pubblico è una materia di competenza esclusiva dello Stato centrale ma le Regioni e i Comuni, nel disciplinare le misure di contrasto e prevenzione delle dipendenze da gioco a tutela della salute, non possono trascurare gli effetti che tali misure hanno o possono avere sul territorio e sul tessuto criminale. Anche nella pianificazione della distribuzione territoriale dell’offerta di gioco, come già segnalato nel 2016 dal Comitato sulle infiltrazioni nel gioco lecito e illecito della Commissione Antimafia, occorrerebbe attribuire la necessaria rilevanza a significativi indicatori di rischio, quali l’indice di presenza mafiosa, l’indice di organizzazione criminale e altri indici pertinenti. L’illecito in questo settore resta molto appetibile per gli scarsi rischi perché, come affermato dal procuratore della repubblica di Catania, le pene sono irrisorie rispetto alla gravità del problema”.

 

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